Ep. 53 - Papale papale -"Figlio"
Giovanni XXIII, Messaggio Urbi et Orbi 25 dicembre 1959
Noi ci sentiamo figli della luce: noi crediamo. Il Bambino, che vagisce nella culla di Betlem, irradiato dal volo fiammeggiante degli Angeli non è semplicemente il figlio di una donna elettissima, ma è il Figlio di Dio. È lui che « illumina ogni uomo, veniente in questo mondo » [1]; il Sole di giustizia, davanti al quale si diradano le tenebre degli errori umani: è l'Annunziatore dei segreti nascosti da secoli in Dio; Lui il Redentore del mondo: il Datore della vita eterna.
Giovanni Paolo II, udienza generale 4 dicembre 1996
Si potrebbe pensare che Gesù, possedendo in sé la pienezza della divinità, non abbia avuto bisogno di educatori. Ma il mistero dell’Incarnazione ci rivela che il Figlio di Dio è venuto nel mondo in una condizione umana del tutto simile alla nostra, eccetto il peccato (cf. Eb 4,15). Come avviene per ogni essere umano, la crescita di Gesù, dall’infanzia fino all’età adulta (cf. Lc 2,40), ha avuto bisogno dell’azione educativa dei genitori.
(...) Accanto alla presenza materna di Maria, Gesù poteva contare sulla figura paterna di Giuseppe, uomo giusto (cf. Mt 1,19), che assicurava il necessario equilibrio dell’azione educativa. Esercitando la funzione di padre, Giuseppe ha cooperato con la sua sposa a rendere la casa di Nazaret un ambiente favorevole alla crescita ed alla maturazione personale del Salvatore dell’umanità. Iniziandolo, poi, al duro lavoro di carpentiere, Giuseppe ha permesso a Gesù di inserirsi nel mondo del lavoro e nella vita sociale.
Paolo VI, Messaggio Urbi et Orbi 10 aprile 1966
Ricordate ciò che ha insegnato il Concilio ecumenico: « In questo si è mostrato l'amore di Dio per noi per il fatto che l'unigenito Figlio di Dio è stato mandato dal Padre nel mondo, affinché, fatto uomo, con la redenzione rigenerasse il genere umano ed insieme lo radunasse. Ed Egli, prima di offrirsi vittima innocente sull'altare della Croce, pregò il Padre per i credenti, dicendo:
Tutti siano una cosa sola . . . Esaltato poi sulla Croce e glorificato, il Signore Gesù effuse lo Spirito promesso, per mezzo del quale chiamò e riunì nell'unità della fede, della speranza e della carità il popolo della nuova alleanza, che è la Chiesa . . .
Benedetto XVI, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, 1 gennaio 2008
Il Bambino che vagisce nella mangiatoia, pur apparentemente simile a tutti i bimbi del mondo, è al tempo stesso del tutto differente: è il Figlio di Dio, è Dio, vero Dio e vero uomo. Questo mistero – l’incarnazione del Verbo e la divina maternità di Maria – è grande e certamente non facile da comprendere con la sola umana intelligenza.
Alla scuola di Maria però possiamo cogliere con il cuore quello che gli occhi e la mente non riescono da soli a percepire, né possono contenere. Si tratta, infatti, di un dono così grande che solo nella fede ci è dato accogliere pur senza tutto comprendere. Ed è proprio in questo cammino di fede che Maria ci viene incontro, ci è sostegno e guida. Lei è madre perché ha generato nella carne Gesù; lo è perché ha aderito totalmente alla volontà del Padre. Scrive sant’Agostino: "Di nessun valore sarebbe stata per lei la stessa divina maternità, se lei il Cristo non l’avesse portato nel cuore, con una sorte più fortunata di quando lo concepì nella carne" (De sancta Virginitate, 3,3). E nel suo cuore Maria continuò a conservare, a "mettere insieme" gli eventi successivi di cui sarà testimone e protagonista, sino alla morte in croce e alla risurrezione del suo Figlio Gesù.