Ep. 62- Papale papale -"Mangiatoia"
Paolo VI, Messa natalizia 25 dicembre 1969
Infatti, questo Dio invisibile, eterno, che avvolge il creato, ha valicato l’abisso che ci separa da Lui, ed è venuto tra noi. In quale modo? Ecco il presepio a ripresentarci l’avvenimento in Betlemme. Maria depone il Divino Pargolo, nato per opera dello Spirito Santo, nella mangiatoia degli animali. Poteva apparire ne! mondo in maniera più povera e squallida di quella prescelta? Certamente no. E allora, dinanzi a tanta benignità sono ovvie due domande: Perché e per che cosa è entrato nel mondo il Eiglio di Dio fatto Uomo? Nello stesso Credo è la duplice risposta: «Per noi uomini e per la nostra salvezza . . .».
Giovanni Paolo II, messaggio Urbi et orbi Natale 1979
Oggi i nostri cuori raccolti presso di lui, presso il Neonato a Betlemme, si concentrano, contemporaneamente, su ogni bambino, su ogni fanciullo umano, su ogni uomo nuovo, nato, da genitori umani.
(...) Natale è la festa di tutti i bambini del mondo, di tutti, senza differenza di razza, di nazionalità, di lingua, d’origine. Cristo è nato a Betlemme per tutti loro. Rappresenta tutti loro. Di tutti e insieme di ciascuno ci parla il suo primo giorno su questa terra; il primo messaggio del Bambino di una povera Donna; della Madre che, dopo la nascita, “lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.
Benedetto XVI, Angelus 26 dicembre 2010
Quant’è importante, allora, che ogni bambino, venendo al mondo, sia accolto dal calore di una famiglia! Non importano le comodità esteriori: Gesù è nato in una stalla e come prima culla ha avuto una mangiatoia, ma l’amore di Maria e di Giuseppe gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amati. Di questo hanno bisogno i bambini: dell’amore del padre e della madre. E’ questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita. La santa Famiglia di Nazareth ha attraversato molte prove, come quella – ricordata nel Vangelo secondo Matteo – della “strage degli innocenti”, che costrinse Giuseppe e Maria ed emigrare in Egitto (cfr 2,13-23). Ma, confidando nella divina Provvidenza, essi trovarono la loro stabilità e assicurarono a Gesù un’infanzia serena e una solida educazione.
Francesco Messa 24 dicembre 2016
Lasciamoci interpellare dal Bambino nella mangiatoia, ma lasciamoci interpellare anche dai bambini che, oggi, non sono adagiati in una culla e accarezzati dall’affetto di una madre e di un padre, ma giacciono nelle squallide “mangiatoie di dignità”: nel rifugio sotterraneo per scampare ai bombardamenti, sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone sovraccarico di migranti. Lasciamoci interpellare dai bambini che non vengono lasciati nascere, da quelli che piangono perché nessuno sazia la loro fame, da quelli che non tengono in mano giocattoli, ma armi.
Il mistero del Natale, che è luce e gioia, interpella e scuote, perché è nello stesso tempo un mistero di speranza e di tristezza. Porta con sé un sapore di tristezza, in quanto l’amore non è accolto, la vita viene scartata. Così accadde a Giuseppe e Maria, che trovarono le porte chiuse e posero Gesù in una mangiatoia, «perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (v. 7). Gesù nasce rifiutato da alcuni e nell’indifferenza dei più.