Ep. 60 - Papale papale -"Presepe"
Pio XII, radiomessaggio 24 dicembre 1944
Natale, la grande festa del Figlio di Dio apparso nella carne, la festa in cui il cielo si china verso la terra con una ineffabile grazia e benevolenza, anche il giorno in cui la cristianità e la umanità, dinanzi al Presepe, nella contemplazione della « benignitas et humanitas Salvatoris nostri Dei », divengono più intimamente consapevoli della stretta unità che Iddio ha stabilita tra di loro. La culla del Salvatore del mondo, del Restauratore della dignità umana in tutta la sua pienezza, è il punto contrassegnato dalla alleanza tra tutti gli uomini di buona volontà.
Giovanni XXIII, messaggio Urbi et Orbi 25 dicembre 1959
E preghiamo per tutti e per ciascuno di voi presso la Culla del Figlio dí Dio: in particolar modo per i piccoli, che si allietano nell'ammirata contemplazione del presepio; per i poveri tribolati, i sofferenti nel corpo e nello spirito, che traggono rinnovata forza dalla mansuetudine e povertà del Cristo; preghiamo per chi è lontano dalla casa e dalla patria. Per tutti invochiamo serenità, pace e conforto da Colui che è nato oggi in terra per condividere le sofferenze degli uomini, e renderle accette nella luce della eternità.
Paolo VI, Angelus 21 dicembre 1969
Fra i tanti preparativi, guardiamo con compiacenza a quelli che compongono i Presepi: nelle Cappelle, nelle sedi delle istituzioni, dove è onorato il nome cristiano, e specialmente nelle famiglie buone e liete della presenza di bambini e di ragazzi. Perché il presepio ravviva la memoria del grande avvenimento, la nascita di Gesù, il Salvatore, il Figlio di Dio fatto uomo; e poi perché il presepio rappresenta con candida e ingenua semplicità il quadro di Betlemme; e diventa una scena evangelica, diventa una lezione di spirito cristiano, un messaggio di costume. Il presepio ci dice come Gesù ha voluto entrare nel mondo: povero, piccolo, respinto dai cultori dei così detti valori della terra.
Francesco, udienza generale 18 dicembre 2019
Il presepe infatti «è come un Vangelo vivo». Porta il Vangelo nei posti dove si vive: nelle case, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e di ritrovo, negli ospedali e nelle case di cura, nelle carceri e nelle piazze. E lì dove viviamo ci ricorda una cosa essenziale: che Dio non è rimasto invisibile in cielo, ma è venuto sulla Terra, si è fatto uomo, un bambino. Fare il presepe è celebrare la vicinanza di Dio. Dio sempre è stato vicino al suo popolo, ma quando si è incarnato e nato, è stato molto vicino, vicinissimo. Fare il presepe è celebrare la vicinanza di Dio, è riscoprire che Dio è reale, concreto, vivo e palpitante. Dio non è un signore lontano o un giudice distaccato, ma è Amore umile, disceso fino a noi. Il Bambino nel presepe ci trasmette la sua tenerezza. Alcune statuine raffigurano il “Bambinello” con le braccia aperte, per dirci che Dio è venuto ad abbracciare la nostra umanità. Allora è bello stare davanti al presepe e lì confidare al Signore la vita, parlargli delle persone e delle situazioni che abbiamo a cuore, fare con Lui il bilancio dell’anno che sta finendo, condividere le attese e le preoccupazioni.