Ep. 51 - Papale papale -"Trinità"
Francesco, Angelus 12 giugno 2022
Festeggiare la Santissima Trinità non è tanto un esercizio teologico, ma una rivoluzione del nostro modo di vivere. Dio, nel quale ogni Persona vive per l’altra in continua relazione, in continuo rapporto, non per sé stessa, ci provoca a vivere con gli altri e per gli altri. Aperti. Oggi possiamo chiederci se la nostra vita riflette il Dio in cui crediamo: io, che professo la fede in Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, credo davvero che per vivere ho bisogno degli altri, ho bisogno di donarmi agli altri, ho bisogno di servire gli altri? Lo affermo a parole o lo affermo con la vita?
Il Dio trino e unico, cari fratelli e sorelle, va mostrato così, con i fatti prima che con le parole. Dio, che è autore della vita, si trasmette meno attraverso i libri e più attraverso la testimonianza di vita. Egli che, come scrive l’evangelista Giovanni, «è amore» (1 Gv 4,16), si rivela attraverso l’amore. Pensiamo alle persone buone, generose, miti che abbiamo incontrato: ricordando il loro modo di pensare e di agire, possiamo avere un piccolo riflesso di Dio-Amore.
Giovanni XXIII, solennità di Pentecoste 5 giugno 1960
Nel Credo Apostolico due parole bastano ad esaltare la natura e la efficacia della irradiazione dello Spirito Santo: Et in Spiritum Sanctum Dominum et vivificantem. Signore in quanto appartiene alla augusta Trinità. Cum Patre et Filio simul adoratur et conglorificatur.
Signore e vivificatore in quanto penetra della sua virtù i due Testamenti, l'Antico e il Nuovo: in quanto continua e moltiplica la sua operazione di forza, di soavità e di grazia nella Santa Chiesa, che è la sua Sposa benedetta.
La prima operazione dello Spirito Santo nella Chiesa è la scelta e la elezione dei membri che la devono comporre. È tutto l'orizzonte missionario che si schiude innanzi a noi: ed è lo Spirito Santo che lo illumina e l'accende.
Paolo VI, Angelus 13 giugno 1976
La nostra religione giunge a questa vetta luminosa, affermando fortissimamente la sua fede nell’unico Dio vivente in tre Persone eguali e distinte, nel cui nome Padre, e Figlio, e Spirito Santo noi siamo stati battezzati, cioè resi partecipi, in misteriosa ma straordinaria misura, alla stessa ineffabile e beatissima natura divina. Qui è il vertice della nostra scelta, anzi della nostra elezione suprema: noi stiamo per Iddio, l’eterno principio, la somma bontà, l’indispensabile fonte della nostra salvezza. Oggi quanto più è impugnata questa fondamentale verità, questa salutare realtà, questa beatissima presenza, noi dobbiamo credendo, pregando, operando, soffrendo ed amando, affermarla: è il nostro credo, sintesi del nostro pensiero, motivo del nostro operare.
È l’occasione per riflettere sulla questione religiosa in generale, e per accorgerci che uno dei motivi fondamentali dell’opposizione profana alla nostra fede oggi non è tanto la supposta vanità del suo contenuto, quanto la pienezza della Verità, che la fede ci svela e ci offre.
Benedetto XVI, Angelus 30 maggio 2010
La mente e il linguaggio umani sono inadeguati a spiegare la relazione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e tuttavia i Padri della Chiesa hanno cercato di illustrare il mistero di Dio Uno e Trino vivendolo nella propria esistenza con profonda fede.
La Trinità divina, infatti, prende dimora in noi nel giorno del Battesimo: “Io ti battezzo – dice il ministro – nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Il nome di Dio, nel quale siamo stati battezzati, noi lo ricordiamo ogni volta che tracciamo su noi stessi il segno della croce. Il teologo Romano Guardini, a proposito del segno della croce, osserva: “lo facciamo prima della preghiera, affinché … ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera, affinché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato … Esso abbraccia tutto l’essere, corpo e anima, … e tutto diviene consacrato nel nome del Dio uno e trino”.