Ep. 83 - Papale papale -"Sterminio"
Pio XII, radiomessaggio 24 dicembre 1942
Vogliono forse i popoli assistere inerti a così disastroso progresso? o non debbono piuttosto, sulle rovine di un ordinamento sociale, che ha dato prova così tragica della sua inettitudine al bene del popolo, riunirsi i cuori di tutti i magnanimi e gli onesti nel voto solenne di non darsi riposo, finché in tutti i popoli e le nazioni della terra divenga legione la schiera di coloro, che, decisi a ricondurre la società all'incrollabile centro di gravitazione della legge divina, anelano al servizio della persona e della sua comunanza nobilitata in Dio?
(...) Questo voto l'umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento.
Benedetto XVI, Santa Messa in occasione del 50.mo della morte di Pio XII 9 ottobre 2008
E come dimenticare il radiomessaggio natalizio del dicembre 1942? Con voce rotta dalla commozione deplorò la situazione delle “centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento”, con un chiaro riferimento alla deportazione e allo sterminio perpetrato contro gli ebrei. Agì spesso in modo segreto e silenzioso proprio perché, alla luce delle concrete situazioni di quel complesso momento storico, egli intuiva che solo in questo modo si poteva evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei. Per questi suoi interventi, numerosi e unanimi attestati di gratitudine furono a lui rivolti alla fine della guerra, come pure al momento della morte, dalle più alte autorità del mondo ebraico, come ad esempio, dal Ministro degli Esteri d’Israele Golda Meir, che così scrisse: “Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata a favore delle vittime”...
Giovanni Paolo II, udienza generale 26 giugno 1996
Il nome "Berlino", nell’animo delle persone della mia generazione, continua ad evocare terribili e dolorosi ricordi. Questa città, infatti, come capitale del Terzo Reich, costituì il centro di infauste iniziative di carattere politico e militare, che gravarono pesantemente sulle sorti dell’Europa, soprattutto delle nazioni confinanti. Da Berlino, nel 1939, scaturì la tremenda decisione di iniziare la seconda Guerra Mondiale. Fu là che trovarono attuazione gli inumani progetti dei campi di concentramento e, in particolare, il programma della cosiddetta "Soluzione finale", decisa alla conferenza di Wannsee, cioè dello sterminio degli ebrei abitanti in Germania e in altre nazioni d’Europa: la tristemente famosa shoah. A Berlino è, purtroppo, legata un’enorme quantità di dolore e di sofferenze umane: le ferite non sono ancora del tutto rimarginate.
Francesco, visita alla sinagoga di Roma 17 gennaio 2016
Il popolo ebraico, nella sua storia, ha dovuto sperimentare la violenza e la persecuzione, fino allo sterminio degli ebrei europei durante la Shoah. Sei milioni di persone, solo perché appartenenti al popolo ebraico, sono state vittime della più disumana barbarie, perpetrata in nome di un’ideologia che voleva sostituire l’uomo a Dio. Il 16 ottobre 1943, oltre mille uomini, donne e bambini della comunità ebraica di Roma furono deportati ad Auschwitz. Oggi desidero ricordarli con il cuore, in modo particolare... E il passato ci deve servire da lezione per il presente e per il futuro. La Shoah ci insegna che occorre sempre massima vigilanza, per poter intervenire tempestivamente in difesa della dignità umana e della pace.
Paolo VI, Angelus 17 ottobre 1971
Sapete che cosa Noi abbiamo fatto questa mattina in San Pietro: abbiamo compiuto il solenne rito della beatificazione di un Religioso dei Frati Minori Conventuali, Padre Massimiliano Maria Kolbe... La guerra, come ricorderete, invase da occidente e da oriente la Polonia... Qui apparvero i tristemente famosi «Lager», campi di concentramento, nei quali furono stremati e sterminati innumerevoli esseri umani, ebrei e polacchi specialmente. (...) In uno di questi campi, Auschwitz (Oswiecim) fu messo anche il Kolbe. Qui avvenne l’atto eroico di carità, che lo rese celebre... Padre Kolbe offrì se stesso sostituendo un infelice padre di famiglia sconosciuto e innocente, nell’orrenda morte di fame a lui aggiudicata.