Ep. 82 - Papale papale -"Testimoni"
Giovanni Paolo II, concelebrazione eucaristica 16 maggio 1999
Molto volentieri celebro l'Eucaristia con voi e per voi, ricordando tutti i "testimoni della carità", che in ogni parte del mondo si impegnano a sconfiggere l'ingiustizia e la miseria, purtroppo ancora presenti in tante forme palesi e nascoste. Penso qui agli innumerevoli volti del volontariato, che ispira la sua azione al Vangelo.
(...) E' consolante constatare come nella nostra epoca si moltiplichino gli interventi di volontariato, che accomunano in azioni umanitarie persone di origini diverse, di culture e religioni differenti. Sorge spontaneo nel cuore il desiderio di rendere grazie al Signore per questo crescente movimento di attenzione all'uomo, di generosa filantropia e di condivisa solidarietà.
Benedetto XVI, udienza generale 22 marzo 2006
L'apostolo è un inviato, ma, prima ancora, un "esperto" di Gesù.
Proprio questo aspetto è messo in evidenza dall'evangelista Giovanni fin dal primo incontro di Gesù con i futuri Apostoli. Qui lo scenario è diverso. L'incontro si svolge sulle rive del Giordano. (...) Le battute del dialogo di Gesù con i primi due futuri Apostoli sono molto espressive. Alla domanda: "Che cercate?", essi rispondono con un'altra domanda: "Rabbì (che significa Maestro), dove abiti?". La risposta di Gesù è un invito: "Venite e vedrete" (cfr Gv 1, 38-39). Venite per poter vedere. L'avventura degli Apostoli comincia così, come un incontro di persone che si aprono reciprocamente. Comincia per i discepoli una conoscenza diretta del Maestro. Vedono dove abita e cominciano a conoscerlo. Essi infatti non dovranno essere annun-ciatori di un'idea, ma testimoni di una persona.
Paolo VI, Angelus 20 ottobre 1968
Si parla molto ora delle Missioni, ma non mai abbastanza.
(...) Bisogna che i principi dottrinali, sui quali questa causa si fonda siano da tutti meglio conosciuti e meditati: una bontà infinita è librata sulle sorti e su la storia del mondo; Dio vuol salvare mediante Gesù Cristo. La fede in Cristo, il suo Vangelo, la sua Chiesa sono necessari per la salvezza sia d’ogni singolo uomo, sia dell’intera umanità. Ma questa salvezza è annunciata, è portata da fratelli e da sorelle, che accettano di essere mandati per recare questo messaggio di salvezza. Sono i missionari. Sono i testimoni, che l’autorità responsabile della Chiesa apostolica manda là dove la voce di Cristo non è ancora arrivata, o non ha ancora generato una normale comunità ecclesiale. Essi sono i campioni della verità salvatrice e della carità, profusa fino all’eroismo.
Francesco, udienza generale 19 aprile 2023
Dopo la generazione degli Apostoli, sono stati loro, per eccellenza, i “testimoni” del Vangelo. I martiri: il primo fu il diacono Santo Stefano, lapidato fuori dalle mura di Gerusalemme. La parola “martirio” deriva dal greco martyria, che significa proprio testimonianza. Un martire è un testimone, uno che dà testimonianza fino a versare il sangue. Tuttavia, ben presto nella Chiesa si è usata la parola martire per indicare chi dava testimonianza fino all’effusione del sangue [1]. Cioè, dapprima la parola martira indicava la testimonianza resa tutti i giorni, in seguito si è usata per indicare colui che dà la vita con l’effusione.
I martiri, però, non vanno visti come “eroi” che hanno agito individualmente, come fiori spuntati in un deserto, ma come frutti maturi ed eccellenti della vigna del Signore, che è la Chiesa. In particolare, i cristiani, partecipando assiduamente alla celebrazione dell’Eucaristia, erano condotti dallo Spirito a impostare la loro vita sulla base di quel mistero d’amore: cioè sul fatto che il Signore Gesù aveva dato la sua vita per loro, e dunque anche loro potevano e dovevano dare la vita per Lui e per i fratelli. Una grande generosità, il cammino di testimonianza cristiana.