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2023.11. Papale Papale CONOSCIENZA

Ep. 114 - Papale papale -"Coscienza"

Francesco, Angelus 23 luglio 2023

Fratelli e sorelle, il nostro cuore, infatti, è il campo della libertà: non è un laboratorio asettico, ma uno spazio aperto e perciò vulnerabile. Per coltivarlo come si deve, bisogna da una parte prendersi cura con costanza dei delicati germogli del bene, dall’altra individuare e sradicare le piante infestanti, nel momento giusto. Allora guardiamoci dentro ed esaminiamo un po’ ciò che succede, cosa sta crescendo in me, cosa cresce in me di bene e di male. C’è un bel metodo per farlo: quello che si chiama l’esame di coscienza, che è vedere cosa è successo oggi nella mia vita, cosa ha colpito il mio cuore e quali decisioni ho preso. E questo serve proprio a verificare, alla luce di Dio, dove ci sono le erbe cattive e dove il seme buono.

Giovanni XXIII, radiomessaggio per la promozione della pace nel mondo 10 settembre 1961

Dalle Esortazioni di Pio X nella imminenza della prima conflagrazione Europea [2], a pochi giorni dalla sua santa morte, alla Enciclica di Benedetto XV «Pacem, Dei munus pulcherrimum » [3]; dal monito di Pio XI, che auspicava la vera pace « non tam tabulis inscriptam, quam in animis consignatam » [4], all'appello commosso ed estremo di Pio XII il 24 agosto 1939 : « È con la forza della ragione, non con quella delle armi che la giustizia si fa strada » [5], abbiamo tutta una successione di inviti, talora accorati e veementi, ma sempre paterni, al mondo intero perchè si guardi da ogni pericolo finché c'è tempo, ed assicurando che mai nulla sarà perduto con la pace. Le vie della pace sono le vie di Dio e delle vere conquiste.

Questo monito facciamo Nostro, estendendolo ancora una volta a quanti recano, sulla loro coscienza, più grave peso di responsabilità pubbliche e riconosciute.

Giovanni Paolo II, udienza generale 17 agosto 1983

Donde desume la coscienza i suoi criteri di giudizio? In base a che cosa la nostra coscienza morale giudica le azioni che stiamo per compiere o che abbiamo compiute? Ascoltiamo attentamente l’insegnamento del Concilio Vaticano II: “Norma suprema della vita umana è la legge divina, eterna, oggettiva e universale, per mezzo della quale Dio con un disegno di sapienza e amore ordina, dirige e governa tutto il mondo e le vie della comunità umana . . . l’uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza che egli è tenuto a seguire fedelmente in ogni sua attività, per arrivare a Dio suo fine” (Dignitatis Humanae, 3).

Riflettiamo attentamente su queste parole così dense e illuminanti. La coscienza morale non è un giudice autonomo delle nostre azioni.

Pio XII, radiomessaggio in occasione della “Giornata della Famiglia” 23 marzo 1952

La coscienza è come il nucleo più intimo e segreto dell’uomo. Là egli si rifugia con le sue facoltà spirituali in assoluta solitudine: solo con se stesso, o meglio, solo con Dio — della cui voce la coscienza risuona — e con se stesso. Là egli si determina per il bene o per il male; là egli sceglie fra la strada della vittoria e quella della disfatta. Quando anche volesse, l’uomo non riuscirebbe mai a togliersela di dosso; con essa, o che approvi o che condanni, percorrerà tutto il cammino della vita, ed egualmente con essa, testimone veritiero ed incorruttibile, si presenterà al giudizio di Dio. La coscienza è quindi, per dirla con una immagine tanto antica quanto degna, un άδυτον un santuario, sulla cui soglia tutti debbono arrestarsi; anche, se si tratta di un fanciullo, il padre e la madre. Solo il sacerdote vi entra come curatore di anime e come ministro del Sacramento della penitenza; né per questo la coscienza cessa di essere un geloso santuario, di cui Dio stesso vuole custodita la segretezza col sigillo del più sacro silenzio.

29 febbraio 2024