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2023.11. Papale Papale ASINELLO

Ep. 129 - Papale papale -"Asinello"

Francesco, Santa Messa nella Solennità del Natale del Signore, 24 dicembre 2020

A Betlemme, che significa “Casa del pane”, Dio sta in una mangiatoia, come a ricordarci che per vivere abbiamo bisogno di Lui come del pane da mangiare. Abbiamo bisogno di lasciarci attraversare dal suo amore gratuito, instancabile, concreto. Quante volte invece, affamati di divertimento, successo e mondanità, alimentiamo la vita con cibi che non sfamano e lasciano il vuoto dentro! Il Signore, per bocca del profeta Isaia, si lamentava che, mentre il bue e l’asino conoscono la loro mangiatoia, noi, suo popolo, non conosciamo Lui, fonte della nostra vita (cfr Is 1,2-3). È vero: insaziabili di avere, ci buttiamo in tante mangiatoie di vanità, scordando la mangiatoia di Betlemme. Quella mangiatoia, povera di tutto e ricca di amore, insegna che il nutrimento della vita è lasciarci amare da Dio e amare gli altri.

Benedetto XVI, Celebrazione della Domenica delle Palme 1 aprile 2012

Gesù arriva a Gerusalemme da Betfage e dal Monte degli ulivi, cioè dalla strada su cui avrebbe dovuto venire il Messia. Da lì, Egli manda avanti due discepoli, comandando loro di portargli un puledro di asino, che avrebbero trovato lungo la via. Essi trovano effettivamente l’asinello, lo slegano e lo conducono a Gesù. A questo punto, gli animi dei discepoli e anche degli altri pellegrini sono presi dall’entusiasmo: prendono i loro mantelli e li mettono sul puledro; altri li stendono sulla strada davanti a Gesù, che avanza in groppa all’asino. Poi tagliano rami dagli alberi e cominciano a gridare parole del Salmo 118, antiche parole di benedizione dei pellegrini che diventano, in quel contesto, una proclamazione messianica: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

Giovanni Paolo II, Santa Messa nella Domenica delle Palme 12 aprile 1981

Perché Gesù ha voluto entrare in Gerusalemme su un asinello? (...) La risposta che dà a questa domanda il Vangelo di san Matteo è semplice: “Perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta”

(...) L’ingresso a Gerusalemme è una testimonianza dell’eredità profetica nel cuore di quel popolo che acclama Cristo. È nello stesso tempo una verifica e una conferma che il Vangelo, da Lui annunciato per tutto questo tempo a partire dal battesimo al Giordano, porta i suoi frutti. Infatti, il Messia doveva rivelarsi appunto come un tale re: mite, che cavalca un asino, un puledro figlio d’asina; un re che dirà di se stesso: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18,37). Questo re, che entra a Gerusalemme su un asino, è proprio un tale re. 

Paolo VI, solenne rito della Domenica delle Palme 19 marzo 1967

L’apparizione di Gesù sul crinale del monte degli ulivi, sopra l’asinello, fu come una scintilla che provocò un incendio d’entusiasmo, di gioia, di acclamazioni, di evviva, di osanna; e subito l’improvvisato trionfo popolare acquistò un significato sacro, religioso, straordinario; il significato dell’avvento del Messia: quello era il Messia, atteso da secoli; quello era il Messia, era il Cristo, l’inviato e il consacrato da Dio, Colui nel quale si riassumeva tutta la storia passata del popolo ebraico protesa nell’aspettazione del Cristo, Colui nel quale si scioglievano le attese e si adempivano le promesse, Colui che inaugurava finalmente il nuovo regno di Davide, anzi il meraviglioso regno di Dio. Gesù, in quell’ora decisiva, fu riconosciuto, fu proclamato, Lui assenziente, il Cristo.

21 marzo 2024