Ep. 128 - Papale papale -"Gerusalemme"
Benedetto XVI, Angelus 28 agosto 2011
Gesù spiega ai suoi discepoli che dovrà «andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Mt 16,21). Tutto sembra capovolgersi nel cuore dei discepoli! Com’è possibile che «il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (v. 16), possa patire fino alla morte? L’apostolo Pietro si ribella, non accetta questa strada, prende la parola e dice al Maestro: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai» (v. 22). Appare evidente la divergenza tra il disegno d’amore del Padre, che giunge fino al dono del Figlio Unigenito sulla croce per salvare l’umanità, e le attese, i desideri, i progetti dei discepoli. E questo contrasto si ripete anche oggi: quando la realizzazione della propria vita è orientata solamente al successo sociale, al benessere fisico ed economico, non si ragiona più secondo Dio, ma secondo gli uomini (v. 23). Pensare secondo il mondo è mettere da parte Dio, non accettare il suo progetto di amore, quasi impedirgli di compiere il suo sapiente volere.
Francesco, Angelus 26 giugno 2022
Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (Lc 9,51). Così inizia il “grande viaggio” verso la città santa, che richiede una speciale decisione perché è l’ultimo. I discepoli, pieni di entusiasmo ancora troppo mondano, sognano che il Maestro vada incontro al trionfo; Gesù invece sa che a Gerusalemme lo attendono il rifiuto e la morte (cfr Lc 9,22.43b-45); sa che dovrà soffrire molto; e ciò esige una ferma decisione. Così Gesù va con passo deciso verso Gerusalemme.
(...) Mentre erano in cammino, un villaggio di Samaritani, avendo saputo che Gesù era diretto a Gerusalemme – che era la città avversaria –, non lo accoglie. Gli apostoli Giacomo e Giovanni, sdegnati, suggeriscono a Gesù di punire quella gente facendo scendere un fuoco dal cielo. Gesù non soltanto non accetta la proposta, ma rimprovera i due fratelli. Essi vogliono coinvolgerlo nel loro desiderio di vendetta e Lui non ci sta (cfr vv. 52-55). Il “fuoco” che Lui è venuto a portare sulla terra è un altro, (cfr Lc 12,49) è l’Amore misericordioso del Padre. E per far crescere questo fuoco ci vuole pazienza, ci vuole costanza, ci vuole spirito penitenziale.
Paolo VI, udienza generale 5 aprile 1978
L’Evangelista Giovanni narra che durante l’ingresso del Signore a Gerusalemme, nel giorno così detto delle Palme, in mezzo alla grande folla inneggiante a Gesù, si trovavano alcuni Greci, i quali si avvicinarono all’apostolo Filippo (quello di Betsaida di Galilea), e gli chie sero: «Signore, noi vogliamo vedere Gesù» (Io. 12, 20). Episodio singolare nel Vangelo, che raffigura per noi il movimento di opinione pubblica che circonda la figura del Salvatore, che anche da persone estranee desidera essere conosciuto e consultato. Bello e interessante, che prelude alla diffusione del messaggio evangelico (Cfr. C. CURCI, Il Nuovo Testamento, vol. II, p. 93).
Vogliamo vedere il Signore ! Per noi questo desiderio assume una nuova formulazione che rivolge la propria aspirazione non tanto alla persona storica di Cristo, quanto al suo corpo mistico, la Chiesa, che da Lui deriva...
Giovanni Paolo II, Angelus 18 settembre 1983
Quando il Signore ricondurrà gli esuli in Palestina, farà di Gerusalemme il santuario della sua consolazione. Entro il grembo della Città Santa saranno adunati tutti i popoli, e ognuno potrà sperimentare la tenerezza di Dio. A questo proposito il messaggio divino, espresso dal profeta Isaia, attinge poeticamente a immagini femminili. Gerusalemme è paragonata ad una madre che allatta i suoi pargoli e li circonda di cure amorevoli...
(...) Passando poi alla sua applicazione, questo linguaggio simbolico è decodificato nei termini seguenti: “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati” (Is 66, 13). E il Messia, nell’attesa del popolo eletto, doveva essere “la consolazione d’Israele” (Lc 2, 26). Con l’opera redentrice di Cristo, nasce una nuova Gerusalemme, cioè la Chiesa.