Ep. 157- Papale papale -"Operai"
Paolo VI, Santa Messa nel centro industriale di Colleferro 11 settembre 1966
La Chiesa ama il mondo del lavoro, ama i lavoratori, gli operai, tutti quelli che svolgono un’attività secondo il modo con cui il lavoro moderno è organizzato, e con la psicologia, le esigenze le angustie che esso porta con sé. Sono venuto ad assicurarvi dell’affetto, della solidarietà, dell’interesse che la Chiesa ha per voi.
(...) Quante volte, negli anni decorsi, andando in mezzo agli operai, soprattutto durante il ministero pastorale svolto nell’Arcidiocesi di Milano, è occorso al Papa di scorgere tanti volti di lavoratori silenziosi, muti, che sembrano soltanto osservare. In realtà non è che siano privi di un sentimento che non avvertono o che non vogliono esprimere. Sono diffidenti e perciò rimangono quasi intimiditi. Ebbene, la Chiesa spiega questo silenzio e questo riserbo. Essa arriva nell’intimo del cuore e coglie il risentimento per tutto quanto è ingiusto o il rammarico per cose non bene eseguite.
Pio XII, discorso ad una rappresentanza dei lavoratori d’Italia 13 giugno 1943
Delle dure condizioni presenti la moltitudine degli operai, più di altri gravata e afflitta, non è però sola a risentire il peso; ogni ceto deve portare il suo fardello, quale più, quale meno penoso e molesto; né soltanto lo stato sociale dei lavoratori e delle lavoratrici domanda ritocchi e riforme, ma tutta l'intera e complessa struttura della società ha bisogno di raddrizzamenti e di miglioramenti, profondamente scossa com'è nella sua compagine. Chi non vede però che la questione operaia, per l'arduità e la varietà dei. problemi che implica, e per il vasto numero dei membri che interessa, è tale e di così gran necessità e importanza, che merita più attenta, vigilante e provvida cura? Questione se altra mai delicata; punto, si direbbe, nevralgico del corpo sociale, ma talvolta anche terreno mobile e infido, aperto a facili illusioni e a vane inattuabili speranze, per chi non tenga davanti all'occhio dell'intelligenza e all'impulso del cuore la dottrina di giustizia, di equità, di amore, di reciproca considerazione e convivenza, che inculcano la legge di Dio e la voce della Chiesa.
Benedetto XVI, Angelus 21 settembre 2008
Cari fratelli e sorelle,
forse ricorderete che quando, nel giorno della mia elezione, mi rivolsi alla folla in Piazza San Pietro, mi venne spontaneo presentarmi come un operaio della vigna del Signore. Ebbene, nel Vangelo di oggi (cfr Mt 20,1-16a), Gesù racconta proprio la parabola del padrone della vigna che a diverse ore del giorno chiama operai a lavorare nella sua vigna. E alla sera dà a tutti la stessa paga, un denaro, suscitando la protesta di quelli della prima ora. E’ chiaro che quel denaro rappresenta la vita eterna, dono che Dio riserva a tutti. Anzi, proprio quelli che sono considerati "ultimi", se lo accettano, diventano "primi", mentre i "primi" possono rischiare di finire "ultimi". Un primo messaggio di questa parabola sta nel fatto stesso che il padrone non tollera, per così dire, la disoccupazione: vuole che tutti siano impegnati nella sua vigna. E in realtà l’essere chiamati è già la prima ricompensa: poter lavorare nella vigna del Signore, mettersi al suo servizio, collaborare alla sua opera, costituisce di per sé un premio inestimabile, che ripaga di ogni fatica.
Giovanni Paolo II, discorso ai lavoratori durante la visita pastorale a Livorno 19 marzo 1982
Sono passato accanto al banco del vostro lavoro e mi è tornato spontaneamente alla memoria il tempo in cui anch’io, dopo aver lasciato, a Cracovia, le cave di pietra di Zakrzowek, entrai a lavorare alla Solvay, in Borek Falecki, come addetto alle caldaie.
(...) Considero una grazia del Signore l’essere stato operaio, perché questo mi ha dato la possibilità di conoscere da vicino l’uomo del lavoro, del lavoro industriale, ma anche di ogni altro tipo di lavoro. Ho potuto conoscere la concreta realtà della sua vita: un’esistenza impregnata di profonda umanità, anche se non immune da debolezze, una vita semplice, dura, difficile, degna di ogni rispetto.
Quando lasciai la fabbrica per seguire la mia vocazione al sacerdozio, ho portato con me l’esperienza insostituibile di quel mondo e la profonda carica di umana amicizia e di vibrante solidarietà dei miei compagni di lavoro, conservandole nel mio spirito come una cosa preziosa.