Ep. 147 - Papale papale -"Sangue"
Dio ha scelto il segno del sangue, perché nessun altro segno è così eloquente per esprimere l’amore supremo della vita donata agli altri. Questa donazione si ripete in ogni celebrazione eucaristica, nella quale si rende presente, insieme col Corpo di Cristo, il suo Sangue prezioso, il Sangue della nuova ed eterna Alleanza, versato per tutti in remissione dei peccati (cfr Mt 26,27).
La meditazione del sacrificio di Cristo ci induce a compiere opere di misericordia, donando la nostra vita per Dio e i fratelli senza risparmio. La meditazione del mistero del Sangue di Cristo versato sulla croce per la nostra redenzione, ci spinge, in particolare, verso quanti potrebbero essere curati nelle loro sofferenze morali e fisiche e sono invece lasciati languire ai margini di una società del consumo e dell’indifferenza.
Pio XII, radiomessaggio ai governanti e ai popoli 24 agosto 1939
Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi.
(...) Ci ascoltino i forti, per non diventar deboli nella ingiustizia. Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro potenza sia non distruzione, ma sostegno per i popoli e tutela a tranquillità nell’ordine e nel lavoro. Noi li supplichiamo per il sangue di Cristo, la cui forza vincitrice del mondo fu la mansuetudine nella vita e nella morte. E supplicandoli, sappiamo e sentiamo di aver con Noi tutti i retti di cuore; tutti quelli che hanno fame e sete di Giustizia — tutti quelli che soffrono già, per i mali della vita, ogni dolore.
Giovanni XXIII, radiomessaggio per la promozione della pace nel mondo 10 settembre 1961
Sempre, sempre preghiamo tutti insieme per la pace di Cristo quaggiù fra tutti gli uomini di buona volontà...
A te ci volgiamo o beatissima Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre nostra. Possiamo noi, col cuore tremante, occuparci intorno al più grande problema di vita o di morte, che incombe sulla umanità tutta intera, senza che ci confidiamo alla tua intercessione, a preservarci a periculis cunctis? Questa è l'ora tua, o Maria. A te ci affidò Gesù benedetto nel momento estremo del suo sacrificio di sangue. Noi siamo sicuri del tuo intervento.
Benedetto XVI, omelia nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo 7 giugno 2007
Gesù dichiarò apertamente di essere venuto per darci in cibo la sua carne e il suo sangue (cfr Gv 6,26-58). Il linguaggio apparve “duro” e molti si tirarono indietro. Allora come adesso, l’Eucaristia resta “segno di contraddizione” e non può non esserlo, perché un Dio che si fa carne e sacrifica se stesso per la vita del mondo pone in crisi la sapienza degli uomini. Ma con umile fiducia, la Chiesa fa propria la fede di Pietro e degli altri Apostoli, e con loro proclama: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68). Rinnoviamo pure noi questa sera la professione di fede nel Cristo vivo e presente nell’Eucaristia. Sì, “è certezza a noi cristiani: / si trasforma il pane in carne, / si fa sangue il vino”.
Paolo VI, omelia nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo 10 giugno 1971
Perciò ascoltate ancora questo linguaggio, proprio dell’Eucaristia. Vi dicevamo: Gesù sarà presente. Ma come sarà presente? Sarà presente, sia pure in modo incruento, come «l’uomo dei dolori» (Cfr. Is. 53, 3); come vittima, come «agnello di Dio» (Io. 1, 29); sarà presente come era nell’ora della sua passione, del suo sacrificio, come crocifisso. Questo significa la duplice specie del pane e del vino, figure del Corpo e del Sangue del medesimo Cristo. Gesù si offre per noi e a noi com’era sulla croce, immolato, straziato, consumato nel dolore portato al suo più alto grado di sensibilità fisica e di desolazione spirituale.
Giovanni Paolo II, discorso ai partecipanti alla marcia della solidarietà organizzata dai dirigenti dell’associazione volontari italiani del sangue e donatori di organi 2 agosto 1984
Nel donare il sangue o un organo del vostro corpo, abbiate sempre questa prospettiva umana e religiosa; il vostro gesto verso i fratelli bisognosi sia compiuto come un’offerta al Signore, il quale si è identificato con quanti soffrono a causa della malattia, di incidenti della strada o di infortuni nel lavoro; sia un dono fatto al Signore sofferente, che nella sua passione ha dato tutto se stesso e ha versato il suo sangue per la salvezza degli uomini.