Ep. 172 - Papale papale -"Acqua"
Paolo VI, udienza generale 13 aprile 1977
Essere cristiani: che cosa significa? Il significato primo, nel tempo e nell’importanza, è dato dal fatto che siamo fatti degni di portare questo nome, non come una semplice qualifica sociologica (Cfr. Act. 11, 26), ma come un rapporto vitale con Cristo, un ingresso nel regno di Dio. Gesù stesso lo ha insegnato ad un primo «notabile» timido, ma poi fedele aderente alla sua predicazione e al suo influsso messianico, Nicodemo: «nessuno può entrare nel regno di Dio se non è rinato nell’acqua e nello Spirito santo» (Io. 3, 5). È stato così preannunciato questo innovatore segno sacramentale, il battesimo.
Benedetto XVI, Angelus 8 gennaio 2006
Fissiamo lo sguardo su Gesù che, all'età di circa trent'anni, si fece battezzare da Giovanni nel fiume Giordano. Si trattava di un battesimo di penitenza, che utilizzava il simbolo dell'acqua per esprimere la purificazione del cuore e della vita. Giovanni detto il "Battista", cioè il "Battezzatore", predicava questo battesimo ad Israele per preparare l'imminente venuta del Messia; e a tutti diceva che dopo di lui sarebbe venuto un altro, più grande di lui, il quale avrebbe battezzato non con l'acqua, ma con lo Spirito Santo (cfr Mc 1, 7-8). Ed ecco che quando Gesù fu battezzato nel Giordano, lo Spirito Santo discese, si posò su di Lui in apparenza corporea come di colomba, e Giovanni il Battista riconobbe che Egli era il Cristo, l'"Agnello di Dio" venuto per togliere il peccato del mondo (cfr Gv 1, 29).
Giovanni XXIII, discorso ai delegati delle Opere di Misericordia, 21 febbraio 1960
Commentando il Vangelo delle nozze di Cana, in occasione della Stazione in Santo Spirito in Sassia, nella prima Domenica dopo l'Ottava dell'Epifania del 1208, il Nostro antico e glorioso Predecessore Innocenzo III, usando amabilmente la forma allegorica, sottolineava: « Certamente, se l'opera di misericordia non è accompagnata dal sentimento di carità, solleva, è vero, colui che la riceve, ma non è di profitto a chi la compie. E perciò allora è solo acqua e non vino; perchè, come dice l'Apostolo, “ Se distribuirò tutte le mie ricchezze in cibo ai poveri, ma non avrò la carità, a nulla mi giova ” [3]. Diversamente, se la misericordia ha origine dalla carità, allora l'acqua si converte in vino, perchè l'azione della carità trasforma in caldo ciò che prima era freddo; rende saporito ciò che prima era insipido; e luminoso ciò che prima era tenebroso: così l'acqua si converte moralmente in vino; e una cosa, per natura sua buona, diviene ancor più buona, da meritarci il premio eterno ».
Francesco, Angelus 15 marzo 2020
Nella tradizione biblica Dio è la fonte dell’acqua viva – così si dice nei salmi, nei profeti –: allontanarsi da Dio, fonte di acqua viva, e dalla sua Legge comporta la peggiore siccità. È l’esperienza del popolo d’Israele nel deserto. Nel lungo cammino verso la libertà, esso, arso dalla sete, protesta contro Mosè e contro Dio perché non c’è acqua. Allora, per volere di Dio, Mosè fa scaturire l’acqua da una roccia, come segno della provvidenza di Dio che accompagna il suo popolo e gli dà la vita (cfr Es 17,1-7).
E l’apostolo Paolo interpreta quella roccia come simbolo di Cristo. Dirà così: “E la roccia è Cristo” (cfr 1 Cor 10,4). È la misteriosa figura della sua presenza in mezzo al popolo di Dio che cammina. Cristo infatti è il Tempio dal quale, secondo la visione dei profeti, sgorga lo Spirito Santo, cioè l’acqua viva che purifica e dà vita. Chi ha sete di salvezza può attingere gratuitamente da Gesù, e lo Spirito Santo diventerà in lui o in lei una sorgente di vita piena ed eterna.