Ep. 166 - Papale papale -"Annuncio"
Paolo VI, inaugurazione delle celebrazioni giubilari nella diocesi di Roma 10 novembre 1973
Colme annunciare Cristo Signore ai giovani, che sono i candidati migliori per capirlo e per realizzarlo? Che sono stanchi e quasi nauseati delle formule che la vita moderna, così carica, così ricca, così opulenta ha riversato sopra di loro? Il giovane, che alcune volte ha le divinazioni che gli adulti non hanno, sente un senso di nausea di fronte a un certo modo di vivere. In questa visione contestataria trova lo stimolo a vivere in povertà, trova la spinta verso la ricerca della verità. I giovani d’oggi vogliono essere autentici, vogliono essere quello che si è e si deve essere. Hanno un’anima iperfilosofica.
Vorrei colloquiare con questi e dire «io ho la verità, io ho quello che ti manca e quello che aspetti, io ho la formula per interpretare la tua vita, io ti do la bellezza, io ti do la gioia, la forza, moltiplico le tue ricchezze, le tue facoltà, io ti metto nella vita reale, ti metto nel centro della grande ipotesi dell’esistenza umana.
Benedetto XVI, udienza generale 24 giugno 2009
Ci chiediamo allora: “Che cosa significa propriamente, per i sacerdoti, evangelizzare? In che consiste il cosiddetto primato dell’annuncio”?. Gesù parla dell’annuncio del Regno di Dio come del vero scopo della sua venuta nel mondo e il suo annuncio non è solo un “discorso”. Include, nel medesimo tempo, il suo stesso agire: i segni e i miracoli che compie indicano che il Regno viene nel mondo come realtà presente, che coincide ultimamente con la sua stessa persona. In questo senso, è doveroso ricordare che, anche nel primato dell’annuncio, parola e segno sono indivisibili. La predicazione cristiana non proclama “parole”, ma la Parola, e l’annuncio coincide con la persona stessa di Cristo, ontologicamente aperta alla relazione con il Padre ed obbediente alla sua volontà. Quindi, un autentico servizio alla Parola richiede da parte del sacerdote che tenda ad una approfondita abnegazione di sé, sino a dire con l’Apostolo: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
Giovanni Paolo II, Angelus 23 ottobre 1994
Dinnanzi alla massa di uomini e di donne che attendono l'annuncio di Cristo, è un grande incoraggiamento ed un segno di viva speranza vedere tante famiglie pronte con coraggio e slancio apostolico a prestare il loro apporto all'opera missionaria. Mediante la preghiera e la solidarietà, ed in special modo mediante le vocazioni missionarie, che il Signore suscita al loro interno, esse cooperano efficacemente alla diffusione della Buona Novella in tutti gli angoli della terra.
(...) Cari missionari - sacerdoti, religiosi, religiose e laici - la Chiesa vi è particolarmente vicina, prega per voi, vi accompagna con la sua materna sollecitudine e vi sostiene nel vostro quotidiano lavoro. Vi affido a Maria, madre del Salvatore e modello della Chiesa che reca al mondo il Verbo Incarnato.
Francesco, udienza generale 15 novembre 2023
Il messaggio cristiano, come abbiamo ascoltato dalle parole che l’angelo rivolge ai pastori, è l’annuncio di «una grande gioia» (Lc 2,10). E la ragione? Una buona notizia, una sorpresa, un bell’avvenimento? Molto di più, una Persona: Gesù! Gesù è la gioia. È Lui il Dio fatto uomo che è venuto da noi! La questione, cari fratelli e sorelle, non è dunque se annunciarlo, ma come annunciarlo, e questo “come” è la gioia. O annunciamo Gesù con gioia, o non lo annunciamo, perché un’altra via di annunciarlo non è capace di portare la vera realtà di Gesù.
Ecco perché un cristiano scontento, un cristiano triste, un cristiano insoddisfatto o, peggio ancora, risentito e rancoroso non è credibile.