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2024.02.15 Papaple Papale PRUDENZA

Ep. 188- Papale papale -"Prudenza"

Benedetto XVI, cappella per l’ordinazione episcopale di cinque presuli 12 settembre 2009

La prudenza è una cosa diversa dall'astuzia. Prudenza, secondo la tradizione filosofica greca, è la prima delle virtù cardinali; indica il primato della verità, che mediante la "prudenza" diventa criterio del nostro agire. La prudenza esige la ragione umile, disciplinata e vigilante, che non si lascia abbagliare da pregiudizi; non giudica secondo desideri e passioni, ma cerca la verità - anche la verità scomoda. Prudenza significa mettersi alla ricerca della verità ed agire in modo ad essa conforme. Il servo prudente è innanzitutto un uomo di verità e un uomo dalla ragione sincera. Dio, per mezzo di Gesù Cristo, ci ha spalancato la finestra della verità che, di fronte alle sole forze nostre, rimane spesso stretta e soltanto in parte trasparente.

Giovanni Paolo II, udienza generale 25 ottobre 1978

Di questa virtù non poco hanno già parlato gli antichi. Dobbiamo loro, per questo, profonda riconoscenza e gratitudine. In una certa dimensione ci hanno insegnato che il valore dell’uomo deve essere misurato con il metro del bene morale, che egli realizza nella sua vita. Proprio questo assicura al primo posto la virtù della prudenza. L’uomo prudente, che si adopera per tutto ciò che è veramente buono, si sforza di misurare ogni cosa, ogni situazione e tutto il suo operare secondo il metro del bene morale. Prudente non è dunque colui che – come spesso si intende – sa arrangiarsi nella vita e sa trarne il maggior profitto; ma colui che sa costruire tutta la sua vita secondo la voce della retta coscienza e secondo le esigenze della giusta morale.

Paolo VI, celebrazione del 75.mo anniversario della “Rerum Novarum”, 22 maggio 1966

La Chiesa non ha temuto di scendere dalla sfera religiosa sua propria a quella delle condizioni concrete della vita sociale. Come il Samaritano della parabola evangelica, la Chiesa scese dalla sua cavalcatura, cioè dall’ambito puramente cultuale, e si fece ministra di carità, non pur individuale, ma sociale. Si è curvata sul campo economico; ha parlato dei rapporti fra capitale e lavoro, si è pronunciata sul contratto di lavoro, sul salario, sull’assistenza, sul diritto familiare, sulla proprietà privata, sul risparmio, su cento questioni pratiche essenzialmente collegate con le oneste e legittime necessità della vita. La sua carità si è armata di esigenze progressive, che chiamò umane e cristiane, e perciò giuste. Vagliò aspirazioni e interessi delle classi meno abbienti, e non esitò a cavarne, con sapienza e con prudenza, ma altresì con coraggio antiveggente, nuovi diritti da soddisfare; ispirò ed ispira tuttora una legislazione contraria al privilegio e all’egoismo, e protettiva dei deboli, degli umili, dei diseredati.

Francesco, Santa Messa per l’apertura del Sinodo per l’Amazzonia, 6 ottobre 2019

Qualcuno pensa che la prudenza è la virtù “dogana”, che ferma tutto per non sbagliare. No, la prudenza è virtù cristiana, è virtù di vita, anzi, la virtù del governo. E Dio ci ha dato questo spirito di prudenza. Paolo mette la prudenza all’opposto della timidezza. Che cos’è allora questa prudenza dello Spirito? Come insegna il Catechismo, la prudenza «non si confonde con la timidezza o la paura», ma «è la virtù che dispone a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati» (n. 1806). La prudenza non è indecisione, non è un atteggiamento difensivo. È la virtù del Pastore, che, per servire con saggezza, sa discernere, sensibile alla novità dello Spirito. Allora ravvivare il dono nel fuoco dello Spirito è il contrario di lasciar andare avanti le cose senza far nulla. Ed essere fedeli alla novità dello Spirito è una grazia che dobbiamo chiedere nella preghiera.

12 giugno 2024