Ep. 191- Papale papale -"Temperanza"
Giovanni Paolo II, discorso ai giovani nella Basilica Vaticana 22 novembre 1978
Oggi voglio intrattenervi brevemente sulla quarta virtù cardinale: la temperanza, la sobrietà. San Paolo scriveva al suo discepolo Tito, da lui lasciato come Vescovo nella isola di Creta: “Esorta i giovani ad essere sobri” (Tt 2,6). Seguendo anch’io l’invito dell’Apostolo delle genti, vorrei premettere che gli atteggiamenti dell’uomo, provenienti dalle singole virtù cardinali, sono vicendevolmente interdipendenti e uniti. Non si può essere uomo veramente prudente, né autenticamente giusto, né realmente forte, se non si possiede la virtù della temperanza.
(...) L’uomo temperante è colui che è padrone di se stesso; colui nel quale le passioni non prendono il sopravvento sulla ragione, sulla volontà, e anche sul cuore.
Giovanni XXIII, beatificazione del sacerdote Luigi Maria Palazzolo, 19 marzo 1963
Prudenza, giustizia, fortezza, temperanza! Chi ha dovuto e potuto indagare, fino a esprimerne giudizi ex officio, su ogni aspetto di questa anima privilegiata, si è soffermato ad ammirare quattro note distintive del suo carattere, che si identificano con le quattro virtù cardinali.
(..) Uomo temperante fu il beato Luigi Maria, e visse lo splendore più alto di questa virtù mediante una purezza angelica, una castità eroica.
Questo l'uomo che la Chiesa propone alla imitazione del clero e del popolo: vissuto 59 anni appena; uscito raramente dai confini della diocesi sua, e soltanto per motivi di carità; rampollo di famiglia distinta, datosi con determinata preferenza alla causa dei diseredati, dei più miserabili, vero emulo di San Giuseppe Benedetto Cottolengo.
Immagino che durante il Capitolo - che aveva come tema “Testimoni della radicalità evangelica” - abbiate avuto sempre davanti a voi Don Bosco e i giovani; e Don Bosco con il suo motto: “Da mihi animas, cetera tolle”. Lui rafforzava questo programma con altri due elementi: lavoro e temperanza. Io ricordo che nel collegio era vietato fare la siesta!… Temperanza! Ai salesiani e a noi! «Il lavoro e la temperanza - diceva - faranno fiorire la Congregazione». Quando si pensa a lavorare per il bene delle anime, si supera la tentazione della mondanità spirituale, non si cercano altre cose, ma solo Dio e il suo Regno. Temperanza poi è senso della misura, accontentarsi, essere semplici. La povertà di Don Bosco e di mamma Margherita ispiri ad ogni salesiano e ad ogni vostra comunità una vita essenziale e austera, vicinanza ai poveri, trasparenza e responsabilità nella gestione dei beni.
Paolo VI, Angelus 25 febbraio 1968
Si tratta di riaffermare per ciascuno di noi «il primato dello spirituale» in un tempo di materialismo e di smarrimento religioso. Si tratta di ricuperare, con la temperanza volontaria, il dominio di sé, tanto compromesso in un tempo di esaltazione del benessere, del divertimento e del piacere. Si tratta di dare alla nostra vita un’impronta più cristiana, con la pratica voluta di opere buone, verso i fratelli bisognosi specialmente. Si tratta di ricercare Cristo stesso, la sua parola, la sua grazia, il suo incontro vitale.