Ep. 216 - Papale papale -"Disciplina"
Giovanni Paolo I, discorso al clero romano 7 settembre 1978
C'è la disciplina « piccola », che si limita all'osservanza puramente esterna e formale di norme giuridiche. Io vorrei, invece, parlare della disciplina « grande ». Questa esiste soltanto, se l'osservanza esterna è frutto di convinzioni profonde e proiezione libera e gioiosa di una vita vissuta intimamente con Dio.
(...) La « grande » disciplina richiede un clima adatto. E, prima di tutto, il raccoglimento. Mi è toccato, una volta, di vedere alla stazione di Milano un facchino, che, appoggiata la testa ad un sacco di carbone addossato a un pilastro, dormiva beatamente... I treni partivano fischiando e arrivavano cigolando con le ruote; gli altoparlanti davano continui avvisi frastornanti; la gente andava e veniva con brusio e rumore, ma lui - continuando a dormire - pareva dicesse: « Fate quel che vi pare, ma io ho bisogno di star quieto ». Qualcosa di simile dovremmo fare noi sacerdoti: attorno a noi c'è continuo movimento e parlare di persone, di giornali, di radio e televisione. Con misura e disciplina sacerdotale dobbiamo dire: « Oltre certi limiti, per me, che sono sacerdote del Signore, voi non esistete; io devo prendermi un po' di silenzio per la mia anima; mi stacco da voi per unirmi al mio Dio ».
Paolo VI, sacro rito della Domenica delle Palme 3 aprile 1966
Spesso si assiste allo spettacolo di giovani, che sono la bellezza, la forza, l’idealità, la speranza, la coscienza della società e dell’avvenire, eppur rimangono attratti da particolari futili, da mète effimere, sciocche, da esteriorità senza alcuna importanza, ed ivi fanno convergere i loro intenti e ideali. (...) Incombe il pericolo che i ragazzi diventino superficiali, opachi, privi di luminosi orizzonti, scettici, perfino cinici; non sono sicuri di niente e trascorrono la vita come gente sfaccendata e anarchica. È gioventù questa? riflettere, si direbbe che, in mezzo alle file giovanili di notevole parte della generazione presente, manca Qualcuno, manca Uno che sappia, che parli, guidi, impersoni la virtù e l’esistenza stessa; Uno che intoni il vero canto della vita.
Giovanni Paolo II, discorso alla Pontificia Università Lateranense 16 febbraio 1980
Voi che siete chiamati al sacerdozio, riflettete a quali e quante opportunità qui trovate per rispondere alle intrinseche e irrinunciabili esigenze della vocazione. Davvero gli anni che state ora trascorrendo sono un tempus acceptabile: direi anzi che sono - nella prospettiva della vita adulta e del futuro ministero sacerdotale - dies salutis (cf. 2Cor 6,2) per le vostre anime e per i fratelli, che già incontrate ed incontrerete un giorno più numerosi. Valga questo pensiero a sostenere il vostro impegno ed il vostro giovanile entusiasmo; a spronarvi nell’applicazione allo studio e nei sacrifici che esso necessariamente comporta; ad irrobustire la vostra volontà, temprandola al nerbo della disciplina ed all’esercizio dell’obbedienza.
Francesco, sessione conclusiva a Marsiglia degli “Incontri del Mediterraneo” 23 settembre 2023
La Chiesa, confessando che Dio in Gesù Cristo «si è unito in certo modo ad ogni uomo» (Gaudium et spes, 22), crede, con San Giovanni Paolo II, che la sua via è l’uomo (cfr Lett. enc. Redemptor hominis, 14). Adora Dio e serve i più fragili, che sono i suoi tesori. Adorare Dio e servire il prossimo, ecco cosa conta: non la rilevanza sociale o la consistenza numerica, ma la fedeltà al Signore e all’uomo!
Questa è la testimonianza cristiana, e tante volte è pure eroica; penso ad esempio a San Charles de Foucauld, “fratello universale”, ai martiri dell’Algeria, ma anche a tanti operatori di carità di oggi. In questo stile di vita scandalosamente evangelico, la Chiesa ritrova il porto sicuro a cui attraccare e da cui ripartire per intessere legami con la gente di ogni popolo, ricercando ovunque le tracce dello Spirito e offrendo quanto per grazia ha ricevuto. Ecco la realtà più pura della Chiesa, ecco – scrisse Bernanos – «la Chiesa dei santi», aggiungendo che «tutto questo grande apparato di saggezza, di forza, di disciplina elastica, di magnificenza e di maestà, non è nulla di per sé, se la carità non lo anima».