Ep. 205 - Papale papale -"Gola"
Giovanni Paolo II, Angelus 24 gennaio 1993
Convertitevi! Comincia così la predicazione di Gesù. Grazie alla conversione Paolo diventò un uomo nuovo, fino a confessare: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2, 20). Ecco, carissimi fratelli e sorelle, il senso cristiano del convertirsi al Vangelo: è la "metànoia", il cambiamento radicale di mentalità, che porta ad abbandonare la strada dell'egoismo e a percorrere quella dell'adesione alla verità e all'amore di Dio. Finché resta il peccato, l'uomo si sente prigioniero dei vizi e in antagonismo coi suoi simili. Grazie all'amore divino, fiorisce nel suo cuore la pace ed egli si apre a rapporti fraterni con il prossimo. E' questa l'ora di una grande conversione.
Francesco, udienza generale 10 gennaio 2024
Gli antichi Padri chiamavano il vizio della gola con il nome di “gastrimargia”, termine che si può tradurre con “follia del ventre”. La gola è una “follia del ventre”. E c’è anche questo proverbio: che noi dobbiamo mangiare per vivere, non vivere per mangiare. La gola è un vizio che si innesta proprio in una nostra necessità vitale, come l’alimentazione. Stiamo attenti a questo.
Se lo leggiamo da un punto di vista sociale, la gola è forse il vizio più pericoloso, che sta uccidendo il pianeta. Perché il peccato di chi cede davanti ad una fetta di torta, tutto sommato non provoca grandi danni, ma la voracità con cui ci siamo scatenati, da qualche secolo a questa parte, verso i beni del pianeta sta compromettendo il futuro di tutti. Ci siamo avventati su tutto, per diventare padroni di ogni cosa, mentre ogni cosa era stata consegnata alla nostra custodia, non al nostro sfruttamento! Ecco dunque il grande peccato, la furia del ventre: abbiamo abiurato il nome di uomini, per assumerne un altro, “consumatori”. E oggi si dice così nella vita sociale: i “consumatori”. Non ci siamo nemmeno accorti che qualcuno ha cominciato a chiamarci così. Siamo fatti per essere uomini e donne “eucaristici”, capaci di ringraziamento, discreti nell’uso della terra, e invece il pericolo è di trasformarsi in predatori, e adesso ci stiamo rendendo conto che questa forma di “gola” ha fatto molto male al mondo.
Benedetto XVI, udienza generale 5 ottobre 2005
...Il Salmista confronta in modo incisivo due diverse visioni religiose. Da un lato, si leva la figura del Dio vivente e personale che è al centro della fede autentica (cfr vv. 13-14). La sua è una presenza efficace e salvifica; il Signore non è una realtà immobile e assente, ma una persona viva che «guida» i suoi fedeli, «muovendosi a pietà» di loro, sostenendoli con la sua potenza e il suo amore.
Dall’altro lato, ecco emergere l’idolatria (cfr vv. 15-18), espressione di una religiosità deviata e ingannevole. Infatti, l’idolo altro non è che un’«opera delle mani dell’uomo», un prodotto dei desideri umani; è quindi impotente a superare i limiti creaturali. Esso ha, sì, una forma umana con bocca, occhi, orecchi, gola, ma è inerte, senza vita, come accade appunto a una statua inanimata (cfr Sal 113B,4-8). Il destino di chi adora queste realtà morte è di diventare simile ad esse, impotente, fragile, inerte.
Paolo VI, messaggio Urbi et Orbi 25 dicembre 1969
Un umanesimo vero, senza Cristo, non esiste. E noi supplichiamo Dio e preghiamo voi tutti, uomini del nostro tempo, a risparmiarvi la fatale esperienza d’un umanesimo senza Cristo. Basterebbe una facile riflessione sull’esperienza storica di ieri e di oggi per convincersi che le virtù umane, sviluppate senza il carisma cristiano, possono degenerare nei vizi che le contraddicono. L’uomo, che si fa gigante, senza un’animazione spirituale cristiana, cade su se stesso per il proprio peso. Manca della forza morale, che lo fa davvero uomo; manca della capacità di giudicare la gerarchia dei valori; manca delle ragioni trascendenti che diano stabilmente motivo e sostegno alle sue virtù: manca, per tutto dire, della vera coscienza di sé, della vita, dei suoi perché, dei suoi destini: l’uomo, da sé, non sa chi egli sia.