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Papaple_Papale 2

Ep. 219 - Papale papale -"Scuola"

Paolo VI, Angelus 28 settembre 1969

Ci incanta, ci commuove, ci fa sognare questa marcia della fanciullezza, dell’adolescenza, della gioventù verso questa scala ascendente, verso questa porta della vita, ch’è la scuola. Li guardiamo tutti questi figlioli; e come Gesù, un giorno, guardando un giovane, dice il Vangelo, cordialmente, divinamente lo amò (Mr 10, 21), così sentiamo di amarli, uno per uno, e tutti insieme questi alunni incamminati verso la scuola; e li vorremmo salutare, con i loro Genitori, durante quei loro passi che vanno verso la loro apertura al sapere, all’età adulta, al destino futuro.

Perché che cosa è la Scuola? Vi è forse, con quello del focolare domestico e quello del tempio della preghiera, nome più alto, luogo più sacro? Dove l’uomo piccolo diventa grande, dove egli impara a conoscere, a pensare e a parlare; dove acquista il senso della verità e della bontà; dove il suo animo aprendo il libro vede l’universo, e dove l’universo sembra entrare nel cuore dell’alunno e farsi coscienza. Officina che forma l’uomo, la Scuola; onoriamola tutti, amiamola.

Giovanni Paolo I, Angelus 17 settembre 1978

Agli alunni delle elementari vorrei ricordare il loro amico Pinocchio: non quello che un giorno marinò la scuola per andare a vedere i burattini; ma quell'altro, il Pinocchio che prese il gusto alla scuola, tanto che durante l'intero anno scolastico, ogni giorno, in classe, fu il primo ad entrare e l'ultimo ad uscire.

I miei auguri più affettuosi, però, vanno agli alunni delle scuole medie, specialmente superiori. Questi non hanno soltanto gli immediati problemi di scuola, ma c'è in distanza il loro dopo scuola. Sia in Italia, sia nelle altre nazioni del mondo, oggi: portoni spalancati per chi vuole entrare alle scuole medie e alle università; ma quando hanno il diploma o la laurea ed escono dalla scuola, ci sono soltanto piccoli, piccoli usciolini, e non trovano lavoro, e non possono sposarsi. Sono problemi che la società di oggi deve veramente studiare e cercare di risolvere.

Giovanni Paolo II, discorso a genitori, studenti e docenti delle scuole cattoliche 23 novembre 1991

Consentitemi di tornare un poco al tempo in cui ero anch’io alunno come voi. Che cosa si teme di più nella scuola? Sono le interrogazioni. Vi auguro di non essere mai bocciati. Ma non lo sarete, se saprete rispondere alle interrogazioni. Gesù Maestro faceva molte domande e, interrogato, dava risposte sapienti. Ecco un traguardo che darà pienezza alla vostra personalità: saper interrogare, cioè andare a fondo delle cose, oltre le apparenze, e diventare onesti cercatori della verità, in particolare di quella religiosa; ed insieme saper ascoltare le risposte, quelle dei docenti e dei genitori. Dovete far sì che la vostra scuola sia attiva, aperta, in grado di curare la formazione integrale della vostra persona.

Francesco, discorso al mondo della scuola 10 maggio 2014

Perché amo la scuola? Proverò a dirvelo. Ho un’immagine. Ho sentito qui che non si cresce da soli e che è sempre uno sguardo che ti aiuta a crescere. E ho l’immagine del mio primo insegnante, quella donna, quella maestra, che mi ha preso a 6 anni, al primo livello della scuola. Non l’ho mai dimenticata. Lei mi ha fatto amare la scuola. E poi io sono andato a trovarla durante tutta la sua vita fino al momento in cui è mancata, a 98 anni. E quest’immagine mi fa bene! Amo la scuola, perché quella donna mi ha insegnato ad amarla. Questo è il primo motivo perché io amo la scuola.

Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesce ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni.

25 luglio 2024