Ep. 232 - Papale papale -"Barca"
Paolo VI, Angelus 20 giugno 1971
Il mare del mondo in cui viviamo, tutti lo vedono, è sempre in tempesta, non foss’altro per i contrasti e per le trasformazioni d’ogni genere che lo agitano; e la barca di Pietro galleggia sulle onde della storia, sicura, sì, ma scossa dentro e fuori da paurose perturbazioni. In adempienza del Nostro mandato Noi desideriamo tanto di più mantenere e rassodare con voi la comunione che tutti, Fratelli e Figli carissimi, qui presenti e sparsi sulla terra, ci unisce a Cristo; e due cose ora raccomandiamo: con San Pietro, di essere «forti nella fede» (1 Petr. 5, 9); e con Noi, col Vangelo, d’essere nel mondo promotori della pace, per meritare di essere chiamati figli di Dio (Cfr. Matth. 5, 9), cioè rappresentanti ed apostoli della religione di salvezza. Fede e pace, ecco il nostro programma!
Pio XII, Radiomessaggio per il Natale 23 dicembre 1950
La potenza del Signore, che volge i cuori dei governanti dovunque gli piace, come rivi d’acqua di cui regola il corso (cf. Prov. 21, 1), può frenare la tempesta, che scuote la barca, ove si trovano sgomenti non soltanto i compagni di Pietro, ma l’intiera umanità. Tuttavia per i figli della Chiesa è un sacro dovere implorare con le loro preghiere e coi loro sacrifici che il Signore del mondo, Gesù Cristo, Dio benedetto nei secoli (Rom. 9, 5), comandi ai venti e al mare, e al tormentato genere umano conceda la « tranquillitas magna » (Matth. 8. 26) della vera pace.
Giovanni XXIII, radiomessaggio natalizio 22 dicembre 1960
San Matteo, il primo degli Evangelisti, ci racconta di Gesù che nel vespero di una giornata faticosa si raccolse solo sul monte a pregare. La barca dei suoi, rimasta sul lago, era agitata dai venti, e a notte Gesù discese leggero sulle onde, e ad alta voce disse: — Abbiate fiducia, e non temete poiché sono io. — Signore, se sei tu, disse Pietro, fa che io possa arrivare a te sulle acque. — E Gesù gli disse: Vieni. E Pietro, sceso dalla barca, si volle accostare al Divino Maestro. Ma per la violenza del vento prese paura, e, cominciando a sommergersi, gridò: Signore, salvami! — Gesù gli stese subito la mano, lo afferrò e gli disse: Uomo di poca fede, perchè hai dubitato: modicae fidei, quare dubitasti? — E quando furono tutti riuniti sulla barca, il vento cessò.
Francesco, Angelus 6 febbraio 2022
Che cosa fa allora il Signore? Sceglie proprio di salire sulla nostra barca. Da lì vuole annunciare il Vangelo. Proprio quella barca vuota, simbolo delle nostre incapacità, diventa la “cattedra” di Gesù, il pulpito da cui proclama la Parola. E questo ama fare il Signore – il Signore è il Signore delle sorprese, dei miracoli nelle sorprese –: salire sulla barca della nostra vita quando non abbiamo nulla da offrirgli; entrare nei nostri vuoti e riempirli con la sua presenza; servirsi della nostra povertà per annunciare la sua ricchezza, delle nostre miserie per proclamare la sua misericordia. Ricordiamoci questo: Dio non vuole una nave da crociera, gli basta una povera barca “sgangherata”, purché lo accogliamo. Questo sì, accoglierlo; non interessa su quale barca, accoglierlo. Ma noi – mi domando – lo facciamo salire sulla barca della nostra vita? Gli mettiamo a disposizione il poco che abbiamo? A volte ci sentiamo indegni di Lui perché siamo peccatori. Ma questa è una scusa che al Signore non piace, perché lo allontana da noi! Lui è il Dio della vicinanza, della compassione, della tenerezza, e non cerca perfezionismo: cerca accoglienza. Anche a te dice: “Fammi salire sulla barca della tua vita” – “Ma, Signore, guarda…” – “Così, fammi salire, così com’è”. Pensiamoci.