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Ep. 257 - Papale papale - "Storia"

Francesco, Angelus 26 dicembre 2021

Ognuno di noi ha la propria storia, nessuno è nato magicamente, con la bacchetta magica, ognuno di noi ha una storia e la famiglia è la storia da dove noi proveniamo. Il Vangelo della Liturgia odierna ci ricorda che anche Gesù è figlio di una storia familiare. Lo vediamo viaggiare a Gerusalemme con Maria e Giuseppe per la Pasqua; poi fa preoccupare la mamma e il papà, che non lo trovano; ritrovato, torna a casa con loro (cfr Lc 2,41-52). È bello vedere Gesù inserito nella trama degli affetti familiari, che nasce e cresce nell’abbraccio e nelle preoccupazioni dei suoi. Questo è importante anche per noi: proveniamo da una storia intessuta di legami d’amore e la persona che siamo oggi non nasce tanto dai beni materiali di cui abbiamo usufruito, ma dall’amore che abbiamo ricevuto dall’amore nel seno della famiglia. Forse non siamo nati in una famiglia eccezionale e senza problemi, ma è la nostra storia - ognuno deve pensare: è la mia storia - , sono le nostre radici: se le tagliamo, la vita inaridisce! Dio non ci ha creati per essere condottieri solitari, ma per camminare insieme. Ringraziamolo e preghiamolo per le nostre famiglie. Dio ci pensa e ci vuole insieme: grati, uniti, capaci di custodire le radici. E dobbiamo pensare a questo, alla propria storia.

Giovanni XXIII, radiomessaggio Urbi et Orbi 22 aprile 1962

Onnipotente e misericordioso, Dio nulla ha lasciato mancare ; e nulla manca alla umanità per esser consapevole dei suoi alti destini e per restare serena nella variazione delle vicende della storia.

Necessaria risposta alla giustizia di Dio

Venerabili Fratelli e diletti figli: da parte dell'uomo voi sapete come, già prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio, ci fu invece la infelice ribellione; e dopo i venti secoli la cui storia vi è nota, e in faccia alla realtà attuale, la constatazione della ingratitudine umana fa pensare talora al mistero di iniquità. Alla giustizia di Dio recata sulla terra da Cristo Gesù purtroppo non hanno sempre corrisposto e non corrispondono pienamente gli uomini; e questa mancata risposta resta motivo delle più gravi inquietudini per la compagine dei popoli e delle nazioni, e per l'avvenire del mondo intero.

Pio XII, radiomessaggio ai popoli del mondo 24 dicembre 1943

Un'ora come la presente — capace non meno di potenti e benefici progressi, che di funesti mancamenti ed errori — non si è forse mai avuta nella storia della umanità. E quest'ora domanda con voce imperiosa che gli scopi di guerra e i programmi di pace siano dettati dal più alto senso morale. Essi non debbono tendere, come a scopo supremo, se non ad un'opera d'intesa e di concordia fra i popoli belligeranti, un'opera che lasci ad ogni Nazione, cosciente della sua doverosa unione con la intera famiglia degli Stati, la possibilità di associarsi degnamente, senza rinnegare o distruggere sé stessa, alla grande futura azione mondiale di risanamento e di ricostruzione.

Naturalmente la conclusione di una tale pace non significherebbe alcun abbandono delle necessarie garanzie e sanzioni di fronte a qualsiasi attentato della forza contro il diritto. Non pretendete da alcun membro della famiglia dei popoli, anche se piccolo o debole, rinunzie a sostanziali diritti e necessità vitali, che voi stessi, se si dovessero applicare al vostro popolo, giudichereste inattuabili. Date presto alla umanità ansiosa una pace, che riabiliti il genere umano dinanzi a sé stesso e alla storia. 

Benedetto XVI, celebrazione dei Vespri con gli universitari 15 dicembre 2011

San Giacomo ci ha detto: «Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza» (5,7). Dio, nell’incarnazione del Verbo, nell’incarnazione del suo Figlio, ha sperimentato il tempo dell’uomo, della sua crescita, del suo farsi nella storia. Quel Bambino è il segno della pazienza di Dio, che per primo è paziente, costante, fedele al suo amore verso di noi; Lui è il vero “agricoltore” della storia, che sa attendere. Quante volte gli uomini hanno tentato di costruire il mondo da soli, senza o contro Dio! Il risultato è segnato dal dramma di ideologie che, alla fine, si sono dimostrate contro l’uomo e la sua dignità profonda. La costanza paziente nella costruzione della storia, sia a livello personale che comunitario, non si identifica con la tradizionale virtù della prudenza, di cui certamente si ha bisogno, ma è qualcosa di più grande e più complesso. Essere costanti e pazienti significa imparare a costruire la storia insieme con Dio, perché solo edificando su di Lui e con Lui la costruzione è ben fondata, non strumentalizzata per fini ideologici, ma veramente degna dell’uomo.

17 settembre 2024