Ep. 256 - Papale papale - "Terra"
Pio XII, radiomessaggio 24 dicembre 1941
Dalla Nostra parola contro il materialismo dell'ultimo secolo e del tempo presente male argomenterebbe chi ne deducesse una condanna del progresso tecnico. No; Noi non condanniamo ciò che è dono di Dio, il quale, come ci fa sorgere il pane dalle zolle della terra, nelle viscere più profonde del suolo nei giorni della creazione del mondo nascose tesori di fuoco, di metalli, di pietre preziose da scavarsi dalla mano dell'uomo per i suoi bisogni, per le sue opere, per il suo progresso. La Chiesa, madre di tante Università d'Europa, che ancora esalta e aduna i più arditi maestri delle scienze, scrutatori della natura, non ignora però che di ogni bene e della stessa libertà del volere si può far un uso degno di lode e di premio ovvero di biasimo e di condanna. Così è avvenuto che lo spirito e la tendenza, con cui fu spesso usato il progresso tecnico, fanno sì che, all'ora che volge, la tecnica debba espiare il suo errore ed esser quasi punitrice di se stessa, creando strumenti di rovina, che distruggono oggi ciò che ieri essa ha edificato.
Benedetto XVI, udienza generale 6 febbraio 2013
Credo, che inizia qualificando Dio come “Padre Onnipotente”, come abbiamo meditato la settimana scorsa, aggiunge poi che Egli è il “Creatore del cielo e della terra”, e riprende così l’affermazione con cui inizia la Bibbia. Nel primo versetto della Sacra Scrittura, infatti, si legge: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen 1,1): è Dio l’origine di tutte le cose e nella bellezza della creazione si dispiega la sua onnipotenza di Padre che ama.
Dio si manifesta come Padre nella creazione, in quanto origine della vita, e, nel creare, mostra la sua onnipotenza. Le immagini usate dalla Sacra Scrittura al riguardo sono molto suggestive (cfr Is 40,12; 45,18; 48,13; Sal 104,2.5; 135,7; Pr 8, 27-29; Gb 38–39). Egli, come un Padre buono e potente, si prende cura di ciò che ha creato con un amore e una fedeltà che non vengono mai meno, dicono ripetutamente i salmi (cfr Sal 57,11; 108,5; 36,6). Così, la creazione diventa luogo in cui conoscere e riconoscere l’onnipotenza del Signore e la sua bontà, e diventa appello alla fede di noi credenti perché proclamiamo Dio come Creatore.
Francesco, udienza generale 20 febbraio 2020
La mitezza raduna, l’ira separa. La mitezza è conquista di tante cose. La mitezza è capace di vincere il cuore, salvare le amicizie e tanto altro, perché le persone si adirano ma poi si calmano, ci ripensano e tornano sui loro passi, e così si può ricostruire con la mitezza.
La “terra” da conquistare con la mitezza è la salvezza di quel fratello di cui parla lo stesso Vangelo di Matteo: «Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15). Non c’è terra più bella del cuore altrui, non c’è territorio più bello da guadagnare della pace ritrovata con un fratello. E quella è la terra da ereditare con la mitezza!
Paolo VI, Angelus 13 marzo 1977
Così pregheremo, oggi, per la nostra Città, per il nostro Paese, per tutti i Popoli della terra!
La violenza non è progresso. La vendetta non è giustizia. L’odio non è civiltà.
Per la Gioventù, affinché ci preceda nelle vie della fede, della verità, dell’amore.
Per il mondo del lavoro, affinché sia valorizzata e rimunerata la sua onesta fatica.
Per il mondo dei responsabili, affinché tutti siano impegnati in costante, sapiente, fruttuoso servizio per il bene comune.
Per la turba dei piccoli, dei sofferenti, dei disoccupati, degli afflitti, perché avvertano la solidarietà dei buoni e trovino nella religione verace conforto e nuova fiducia!
Coraggio e pace! Bontà e pace! Preghiera e pace!