Ep. 282 - Papale papale - "Casa"
Benedetto XVI, Angelus 2 settembre 2007
Il mio invito è a recarci tutti insieme, con la mente e con il cuore, nel Santuario della Santa Casa, tra quei muri che secondo la tradizione vengono da Nazaret, il luogo dove la Vergine disse "sì" a Dio e concepì nel proprio grembo il Verbo eterno incarnato.
... Lasciamo pertanto per un momento l’"agorà", la piazza, ed entriamo idealmente nella Santa Casa. C’è un legame reciproco tra la piazza e la casa. La piazza è grande, è aperta, è il luogo dell’incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità. Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione. E viceversa, la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita.
Pio XII, radiomessaggio durante la seconda guerra mondiale 24 dicembre 1943
Le presenti miserie sono pure le vostre; la guerra distruggitrice visita e tormenta anche voi, i vostri corpi e le vostre anime, i vostri averi e i vostri beni, la vostra casa e il vostro focolare. La morte vi ha spezzato il cuore e inflitte ferite lente a rimarginarsi. Il pensiero a care tombe lontane rimaste forse sconosciute, l'ansietà per gli scomparsi o dispersi, il sospiro bramoso di riabbracciare i vostri amati prigionieri o deportati, vi mettono in una pena che accascia il vostro spirito, mentre un avvenire grave ed oscuro incombe su tutti, genitori e figli, giovani e vecchi. In ogni giorno, e più che mai in quest'ora, il Nostro cuore di Padre si sente con profondo e immutabile affetto presso a ciascuno di voi, diletti figli e figlie, doloranti e angustiati. Ma tutti i nostri sforzi non possono far cessare d'un tratto questa orrenda guerra. Non ridare la vita ai vostri cari morti. Non ricostruire il vostro focolare distrutto.
Paolo VI, Angelus 2 marzo 1969
La Parrocchia, lo sapete, è il focolare spirituale d’un quartiere, è la sua anima cristiana; la chiesa parrocchiale è la casa di Dio, per la preghiera che vi si celebra; è la casa del Popolo, per la gente che vi si raccoglie: è là che gli uomini diventano veramente eguali e fratelli, diventano fedeli di Cristo e tutti solidali nella carità; è là che tutti diventano discepoli del Vangelo, verità divina ed umana, che ci fa sapienti, ci fa onesti, ci fa buoni, ci fa salvi.
Francesco, udienza generale 16 settembre 2020
Il prendersi cura è una regola d’oro del nostro essere umani, e porta con sé salute e speranza (cfr Enc. Laudato si’ [LS], 70). Prendersi cura di chi è ammalato, di chi ha bisogno, di chi è lasciato da parte: questa è una ricchezza umana e anche cristiana. Tutte le forme di vita sono interconnesse (cfr ibid., 137-138), e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato e di cui ci ha incaricato di prenderci cura (cfr Gen 2,15). Abusarne, invece, è un peccato grave che danneggia, che fa male e che fa ammalare (cfr LS, 8; 66). Il migliore antidoto contro questo uso improprio della nostra casa comune è la contemplazione (cfr ibid., 85; 214). Ma come mai? Non c’è un vaccino per questo, per la cura della casa comune, per non lasciarla da parte? Qual è l’antidoto contro la malattia di non prendersi cura della casa comune? È la contemplazione.