Ep. 272 - Papale papale - "Castità"
Giovanni Paolo II, udienza generale 21 novembre 1984
La virtù della castità coniugale, e ancor più il dono del rispetto per ciò che viene da Dio, modellano la spiritualità dei coniugi al fine di proteggere la particolare dignità di questo atto, di questa “manifestazione di affetto”, in cui la verità del “linguaggio del corpo” può essere espressa solo salvaguardando la potenzialità procreativa.
La paternità e maternità responsabili significano la spirituale valutazione - conforme alla verità - dell’atto coniugale nella coscienza e nella volontà di entrambi i coniugi, che in questa “manifestazione di affetto”, dopo aver considerato le circostanze interiori ed esterne, in particolare quelle biologiche, esprimono la loro matura disponibilità alla paternità e maternità.
Benedetto XVI, concelebrazione eucaristica con i membri della commissione teologica internazionale 6 ottobre 2006
In questo contesto mi viene in mente una bellissima parola della Prima Lettera di San Pietro, nel primo capitolo, versetto 22. In latino suona così: «Castificantes animas nostras in oboedentia veritatis». L'obbedienza alla verità dovrebbe "castificare" la nostra anima, e così guidare alla retta parola e alla retta azione. In altri termini, parlare per trovare applausi, parlare orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, parlare in obbedienza alla dittatura delle opinione comuni, è considerato come una specie di prostituzione della parola e dell'anima. La "castità" a cui allude l’apostolo Pietro è non sottomettersi a questi standard, non cercare gli applausi, ma cercare l'obbedienza alla verità. E penso che questa sia la virtù fondamentale del teologo, questa disciplina anche dura dell'obbedienza alla verità che ci fa collaboratori della verità, bocca della verità, perché non parliamo noi in questo fiume di parole di oggi, ma realmente purificati e resi casti dall'obbedienza alla verità, la verità parli in noi. E possiamo così essere veramente portatori della verità.
Giovanni XXIII, radiomessaggio alle famiglie cristiane 10 gennaio 1960
Il segreto della vera pace, del mutuo e duraturo accordo, della docilità dei figli, del fiorire di un gentile costume, sta nella imitazione continua e generosa della dolcezza, della modestia, della mansuetudine della Famiglia di Nazareth, dove Gesù, Sapienza eterna del Padre, si presenta accanto a Maria, la Madre Sua purissima, e accanto a Giuseppe, che rappresenta il Padre celeste.
In questa luce, tutto si trasfigura nelle grandi realtà della famiglia cristiana (...): « Fidanzamento nel riflesso della luce dall'alto; Matrimonio sacro ed inviolabile, nel rispetto delle sue quattro caratteristiche: fedeltà, castità, mutuo amore e santo timore di Dio; spirito di prudenza e di sacrificio nella educazione premurosa dei figli: e sempre, in ogni circostanza, sollecitudine intesa ad aiutare, a perdonare, a compatire, ad accordare agli altri la fiducia, che noi vorremmo fosse accordata a noi. È così che si edifica la casa che non crolla »
E poi la castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo. La castità per il Regno dei Cieli mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio. Ma, per favore, una castità “feconda”, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre. Non si può capire Maria senza la sua maternità, non si può capire la Chiesa senza la sua maternità e voi siete icona di Maria e della Chiesa.