Ep. 288 - Papale papale - "Ebrei"
Pio XII, radiomessaggio durante la seconda guerra mondiale alla vigilia del Natale 24 dicembre 1942
Vogliono forse i popoli assistere inerti a così disastroso progresso? o non debbono piuttosto, sulle rovine di un ordinamento sociale, che ha dato prova così tragica della sua inettitudine al bene del popolo, riunirsi i cuori di tutti i magnanimi e gli onesti nel voto solenne di non darsi riposo, finché in tutti i popoli e le nazioni della terra divenga legione la schiera di coloro, che, decisi a ricondurre la società all'incrollabile centro di gravitazione della legge divina, anelano al servizio della persona e della sua comunanza nobilitata in Dio?
(...) Questo voto l'umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento.
Francesco, incontro con la comunità ebraica in Slovacchia 13 settembre 2021
Qui c’era una sinagoga, proprio accanto alla Cattedrale dell’Incoronazione. L’architettura, come è stato detto, esprimeva la pacifica convivenza delle due comunità, simbolo raro e di grande portata evocativa, segno stupendo di unità nel nome del Dio dei nostri padri. Qui avverto anch’io il bisogno, come tanti di loro, di “togliermi i sandali”, perché mi trovo in un luogo benedetto dalla fraternità degli uomini nel nome dell’Altissimo.
In seguito, però, il nome di Dio è stato disonorato: nella follia dell’odio, durante la seconda guerra mondiale, più di centomila ebrei slovacchi furono uccisi.
(...) Cari fratelli e sorelle, la vostra storia è la nostra storia, i vostri dolori sono i nostri dolori. Per alcuni di voi, questo Memoriale della Shoah è l’unico posto dove potete onorare la memoria dei vostri cari. Anch’io mi unisco a voi. Sul Memoriale è iscritto in ebraico “Zachor”: “Ricorda!”. La memoria non può e non deve cedere il posto all’oblio, perché non ci sarà un’alba duratura di fraternità senza aver prima condiviso e dissipato le oscurità della notte.
Benedetto XVI, visita al Sacrario delle Fosse Ardeatine 27 marzo 2011
Un’altra testimonianza mi ha colpito, e questa fu ritrovata proprio nelle Fosse Ardeatine. Un foglio di carta su cui un caduto aveva scritto: “Dio mio grande Padre, noi ti preghiamo affinché tu possa proteggere gli ebrei dalle barbare persecuzioni. 1 Pater noster, 10 Ave Maria, 1 Gloria Patri”. In quel momento così tragico, così disumano, nel cuore di quella persona c’era l’invocazione più alta: “Dio mio grande Padre”. Padre di tutti! Come sulle labbra di Gesù, morente sulla croce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. In quel nome, “Padre”, c’è la garanzia sicura della speranza; la possibilità di un futuro diverso, libero dall’odio e dalla vendetta, un futuro di libertà e di fraternità, per Roma, l’Italia, l’Europa, il mondo. Sì, dovunque sia, in ogni continente, a qualunque popolo appartenga, l’uomo è figlio di quel Padre che è nei cieli, è fratello di tutti in umanità. Ma questo essere figlio e fratello non è scontato. Lo dimostrano purtroppo anche le Fosse Ardeatine. Bisogna volerlo, bisogna dire sì al bene e no al male.
Paolo VI, Angelus 17 ottobre 1965
Sarete certo informati che il Concilio ha approvato lo schema relativo ai rapporti della Chiesa con gli appartenenti a religioni non cristiane.
Si riafferma che la religione vera, quella voluta da Dio, è una sola, è quella che noi abbiamo la fortuna e il dovere di praticare; ma insieme si riconosce che dobbiamo avere rispetto, per quanto di buono e di vero contengono, alle altre religioni, e dobbiamo trattare bene ed amare i loro seguaci. La legge della carità si allarga e si applica a tutti.
Ne daremo noi stessi oggi l'esempio pregando per i non cristiani, per quelli specialmente che, derivando dal padre Abramo le loro credenze, hanno una. parentela spirituale con la nostra fede, gli Ebrei; e, oltre ad essi, anche i Musulmani.