Ep. 269 - Papale papale - "Informazione"
Paolo VI, Regina Coeli 3 giugno 1973
Che cosa s’intenda per comunicazioni sociali tutti sappiamo: stampa, radio, cinema, televisione, teatro, pubblicità, propaganda, ecc. Tutto ciò che insomma trasmette e diffonde la parola, la notizia, l’immagine, il pensiero, la cultura. Il tema è quanto mai attuale, complesso e controverso. Merita d’essere studiato e promosso. Noi lo dobbiamo fare partendo dall’insegnamento della Chiesa, insegnamento che per la sua natura trova la sua base nel diritto fondamentale dell’uomo, quello di sapere, d’essere istruito e informato, di vivere in normale e continua conversazione con la società, con la sua storia e la sua cultura. Papa Giovanni, nell’Enciclica «Pacem in terris» afferma, forse per la prima volta, in termini così categorici, che «ogni essere umano ha diritto ad una informazione oggettiva».
Giovanni Paolo I, discorso ai rappresentanti della stampa internazionale 1 settembre 1978
Prima di dare a ciascuno di voi e alle vostre famiglie la Nostra speciale Benedizione, che vorremmo estendere a tutti i collaboratori degli Enti di informazione che rappresentate, Agenzie, Giornali, radio e televisioni, vorremmo perciò assicurarvi della stima che abbiamo per la vostra professione e della cura che porremo per facilitare la vostra nobile e difficile missione, nello spirito delle indicazioni del Decreto Conciliare « Inter Mirifica » e dell'Istruzione Pastorale « Communio et Progressio ».
In occasione degli eventi di maggior rilievo o della pubblicazione di importanti Documenti della Santa Sede, voi dovrete spesso presentare la Chiesa, parlare della Chiesa, dovrete talvolta commentare il Nostro umile ministero; siamo sicuri che lo farete con amore della verità e con rispetto della dignità umana, perché tale è lo scopo di ogni comunicazione sociale.
Francesco, discorso alla delegazione del Premio di giornalismo internazionale “Biagio Agnes” 4 giugno 2018
Spesso mi capita di vedere, in occasione di viaggi apostolici o di altri incontri, una differenza di modalità produttive: dalle classiche troupe televisive fino ai ragazzi e ragazze che con un telefonino sanno confezionare una notizia per qualche portale. O anche dalle radio tradizionali a vere e proprie interviste fatte sempre con il cellulare. Tutto questo dice che davvero stiamo vivendo una trasformazione pressante delle forme e dei linguaggi dell’informazione. E’ faticoso entrare in tale processo di trasformazione, ma è sempre più necessario se vogliamo continuare ad essere educatori delle nuove generazioni. Dicevo che è faticoso, e aggiungerei che è necessaria una vigilanza sapiente. Infatti, le dinamiche dei media e del mondo digitale, quando diventano onnipresenti, non favoriscono lo sviluppo di una capacità di vivere con sapienza, di pensare in profondità, di amare con generosità. I grandi sapienti del passato, in questo contesto, correrebbero il rischio di vedere soffocata la loro sapienza in mezzo al rumore dispersivo dell’informazione
Benedetto XVI, cappella papale nella solennità di Pentecoste, 27 maggio 2012
Con il progresso della scienza e della tecnica siamo arrivati al potere di dominare forze della natura, di manipolare gli elementi, di fabbricare esseri viventi, giungendo quasi fino allo stesso essere umano. In questa situazione, pregare Dio sembra qualcosa di sorpassato, di inutile, perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo. Ma non ci accorgiamo che stiamo rivivendo la stessa esperienza di Babele. E’ vero, abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno? Tra gli uomini non sembra forse serpeggiare un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare perfino pericolosi l’uno per l’altro?