Ep. 275 - Papale papale - "Pandemia"
Paolo VI, Angelus 16 settembre 1973
Noi vi invitiamo, figli e fratelli, alla preghiera, a quell’atto ben noto del nostro spirito, ma sempre arduo per la sua intensità, col quale prendiamo coscienza del dramma perenne in cui viviamo, e mediante il quale ne presentiamo a Dio, il Padre delle nostre vite, l’omaggio magnanimo e la fiduciosa implorazione. Questo è il modo sapiente di partecipare e di reagire alla storia, spalancata ora davanti a noi dalla informazione moderna, più che mai febbrile e attraente. Non è chiudendo gli occhi che ritroviamo la pace interiore.
Guardiamo intorno. Abbiamo avuto il colera alle porte; poche vittime, per fortuna, ma pericolo grande, paura per tutti. La bravura delle autorità civili e sanitarie ci ha risparmiato, speriamo, dalla diffusione d’una epidemia fatale. Abbiamo ancora i fremiti dell’interminabile guerra nell’Indocina: postumi o prodromi d’altre sventure?
Giovanni Paolo II, visita pastorale in Lombardia nei luoghi legati alla memoria di San Carlo Borromeo, 2 novembre 1984
Anche dopo la peste, che si abbatté su Milano nel 1576 mietendo migliaia di vittime, san Carlo si rivolse ai milanesi con un “memoriale” in cui chiedeva loro di ricordare il flagello della recente epidemia, apportatrice di sofferenza e di morte, per impegnarsi a cambiare vita. Questa era, infatti, la sua convinzione: la morte deve essere maestra di vita per tutti.
Ma come ciò può avvenire? Come è possibile fare della morte il principio vero e profondo di una vita nuova? Qui è necessario ricordare quell’atteggiamento di san Carlo, che a tal punto ha caratterizzato la sua figura spirituale e ha impressionato i suoi contemporanei, da diventare l’atteggiamento in cui più spesso egli è ritratto, cioè la preghiera davanti a Gesù crocifisso.
Benedetto XVI, messaggio Urbi et Orbi Natale 2005
Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato su giusti rapporti etici ed economici. Il suo amore guidi i popoli e ne rischiari la comune coscienza di essere “famiglia” chiamata a costruire rapporti di fiducia e di vicendevole sostegno. L’umanità unita potrà affrontare i tanti e preoccupanti problemi del momento presente: dalla minaccia terroristica alle condizioni di umiliante povertà in cui vivono milioni di esseri umani, dalla proliferazione delle armi alle pandemie e al degrado ambientale che pone a rischio il futuro del pianeta.
Francesco, udienza generale 19 agosto 2020
La pandemia ha messo allo scoperto la difficile situazione dei poveri e la grande ineguaglianza che regna nel mondo. E il virus, mentre non fa eccezioni tra le persone, ha trovato, nel suo cammino devastante, grandi disuguaglianze e discriminazioni. E le ha aumentate! La risposta alla pandemia è quindi duplice. Da un lato, è indispensabile trovare la cura per un virus piccolo ma tremendo, che mette in ginocchio il mondo intero. Dall’altro, dobbiamo curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli. In questa doppia risposta di guarigione c’è una scelta che, secondo il Vangelo, non può mancare: l’opzione preferenziale per i poveri . E questa non è un’opzione politica; neppure un’opzione ideologica, un’opzione di partiti. L’opzione preferenziale per i poveri è al centro del Vangelo. E il primo a farla è stato Gesù; lo abbiamo sentito nel brano della Lettera ai Corinzi che è stato letto all’inizio. Lui, essendo ricco, si è fatto povero per arricchire noi.