Ep. 290 - Papale papale - "Pastore"
Francesco, Regina Caeli 11 maggio 2014
L’evangelista Giovanni ci presenta (...) l’immagine di Gesù Buon Pastore. Contemplando questa pagina del Vangelo, possiamo comprendere il tipo di rapporto che Gesù aveva con i suoi discepoli: un rapporto basato sulla tenerezza, sull’amore, sulla reciproca conoscenza e sulla promessa di un dono incommensurabile: «Io sono venuto – dice Gesù – perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Tale rapporto è il modello delle relazioni tra i cristiani e delle relazioni umane.
Molti anche oggi, come ai tempi di Gesù, si propongono come “pastori” delle nostre esistenze; ma solo il Risorto è il vero Pastore, che ci dà la vita in abbondanza. Invito tutti ad avere fiducia nel Signore che ci guida. Ma non solo ci guida: egli ci accompagna, cammina con noi. Ascoltiamo con mente e cuore aperti la sua Parola, per alimentare la nostra fede, illuminare la nostra coscienza e seguire gli insegnamenti del Vangelo.
Giovanni Paolo II, ordinazione di 31 presbiteri 25 aprile 1999
"Io sono il buon pastore . . ., conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me" (Canto al Vangelo).
(...) Gesù applica a sé questa similitudine (cfr Gv 10, 6), radicata nell'Antico Testamento e tanto cara alla tradizione cristiana. Cristo è il Buon Pastore che, morendo in croce, dà la vita per le sue pecore. Si stabilisce così una profonda comunione tra il Buon Pastore ed il proprio gregge. Gesù, scrive l'Evangelista, "chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori . . . e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce" (Gv 10, 3-4). Una consuetudine consolidata, una conoscenza reale e un'appartenenza reciproca uniscono Pastore e pecore: egli si prende cura di loro; esse si fidano di lui e fedelmente lo seguono.
Benedetto XVI, Regina Caeli 29 aprile 2007
Vi invito a ricordare quanti il Signore continua a chiamare per nome, come fece un giorno con gli Apostoli sulla riva del Lago di Galilea, perché diventino "pescatori di uomini", cioè suoi più diretti collaboratori nell'annuncio del Vangelo e nel servizio del Regno di Dio in questo nostro tempo. Domandiamo per tutti i sacerdoti il dono della perseveranza: che si mantengano fedeli alla preghiera, celebrino la santa Messa con devozione sempre rinnovata, vivano in ascolto della Parola di Dio ed assimilino giorno dopo giorno gli stessi sentimenti ed atteggiamenti di Gesù Buon Pastore. Preghiamo, poi, per chi si prepara al ministero sacerdotale e per i formatori nei Seminari di Roma, d'Italia e del mondo intero; preghiamo per le famiglie, perché in esse continui a sbocciare e maturare il "seme" della chiamata al ministero presbiterale.
Giovanni Paolo I, discorso al clero romano 7 settembre 1978
I sacerdoti, in un certo grado, sono tutti guide e pastori, ma hanno poi tutti la giusta idea di quello che comporta veramente essere pastore di una Chiesa particolare, ossia Vescovo? Gesù, pastore supremo, di sé, da una parte, ha detto: « Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra »(3), dall'altra ha soggiunto: « Son venuto per servire »(4) ed ha lavato i piedi ai suoi Apostoli. In lui andavano dunque insieme potere e servizio. Qualcosa di simile va detto degli Apostoli e dei Vescovi. « Praesumus - diceva Agostino - si prosumus »(5); noi Vescovi presiediamo, se serviamo: è giusta la nostra presidenza se si risolve in servizio o si svolge a scopo di servizio, con spirito e stile di servizio. Questo servizio episcopale, però, verrebbe a mancare, se il Vescovo non volesse esercitare i poteri ricevuti. Diceva ancora Agostino: « il Vescovo, che non serve il pubblico (predicando, guidando), è soltanto foeneus custos, uno spaventapasseri messo nei vigneti, perché gli uccelli non becchino le uve ».