Ep. 286 - Papale papale - "Tempio"
Francesco, udienza generale 26 giugno 2013
Che cosa ci fa pensare la parola tempio? Ci fa pensare ad un edificio, ad una costruzione. In modo particolare, la mente di molti va alla storia del Popolo di Israele narrata nell’Antico Testamento. A Gerusalemme, il grande Tempio di Salomone era il luogo dell’incontro con Dio nella preghiera; all’interno del Tempio c’era l’Arca dell’alleanza, segno della presenza di Dio in mezzo al popolo; e nell’Arca c’erano le Tavole della Legge, la manna e la verga di Aronne: un richiamo al fatto che Dio era stato sempre dentro la storia del suo popolo, ne aveva accompagnato il cammino, ne aveva guidato i passi. Il tempio ricorda questa storia: anche noi quando andiamo al tempio dobbiamo ricordare questa storia, ciascuno di noi la nostra storia, come Gesù mi ha incontrato, come Gesù ha camminato con me, come Gesù mi ama e mi benedice.
Giovanni XXIII, festività della presentazione di Gesù al tempio 2 febbraio 1962
Ci addolorano tutti gli episodi di soprusi d'ogni genere: così della sconsiderata ribellione, come della arbitraria repressione, che continuano ad insanguinare il mondo. In tali bufere sono caduti anche numerosi missionari, i quali obbedivano al comando di Cristo di recare la luce della cristiana rivelazione, promovendo in tal modo anche il progresso spirituale e sociale.
Per addivenire ovunque all'auspicata pacifica convivenza fra le comunità di diversa stirpe bisogna anzitutto che, deposta ogni animosità, si nutrano cogitationes pacis et non afflictionis: pensieri di pace e non di afflizione.
Ed è questo, diletti figli, che vogliamo affidare alle preghiere vostre e di tutti i buoni, particolarmente nella festività di Gesù presentato al tempio, e della Madre sua, che lo offre all'Eterno Padre.
Per i meriti di Gesù Salvatore, per l'intercessione di Maria cominci a brillare l'astro della duratura concordia tra i fratelli, oggi tristemente opposti gli uni agli altri; e le popolazioni protese verso la conquista della serena operosa convivenza trovino l'esaudimento delle loro legittime aspirazioni.
Benedetto XVI, Angelus 11 marzo 2012
Il celebre episodio di Gesù che scaccia dal tempio di Gerusalemme i venditori di animali e i cambiamonete (cfr Gv 2,13-25). Il fatto, riportato da tutti gli Evangelisti, avvenne in prossimità della festa di Pasqua e destò grande impressione sia nella folla, sia nei discepoli.
(...) Ascoltiamo allora le parole che Gesù disse compiendo quel gesto: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. E i discepoli allora si ricordarono che sta scritto in un Salmo: “Mi divora lo zelo per la tua casa” (69,10). Questo salmo è un’invocazione di aiuto in una situazione di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella sua passione. Lo zelo per il Padre e per la sua casa lo porterà fino alla croce: il suo è lo zelo dell’amore che paga di persona, non quello che vorrebbe servire Dio mediante la violenza. Infatti il “segno” che Gesù darà come prova della sua autorità sarà proprio la sua morte e risurrezione. “Distruggete questo tempio – disse – e in tre giorni lo farò risorgere”. E san Giovanni annota: “Egli parlava del tempio del suo corpo”.
Paolo VI, Angelus primo novembre 1976
Chi a Roma non conosce il Pantheon? il Pantheon è un tempio pagano, bellissimo monumento, negletto, ma superstite fra i tanti che ornavano la zona del Campo di Marte, desolata dopo l’inondazione del 590. Papa Bonifacio IV (608-615), come ci ricorda il «Liber Pontificalis», lo chiese e lo ottenne dall’Imperatore Foca, e lo dedicò con molto onore alla Madonna e a tutti i martiri: ed ancora oggi s’intitola a Santa Maria «ad martyres». Vi furono trasferite le spoglie dei corpi santi esumati dalle catacombe, allora abbandonate e indifese. Dalla «Rotonda», così i Romani chiamano questo sacro monumento, l’antico tempio di Agrippa, si affermò e si diffuse il culto a tutti i Santi aventi al centro Maria santissima, con la pia memoria poi dei Defunti cristiani.