Ep. 301 - Papale papale - "Cimitero"
Paolo VI, Angelus 4 novembre 1973
L'altro ieri, giorno dei morti, abbiamo fatto una breve visita ai defunti romani di Campo Verano, avendo presenti nel cuore i cimiteri, dove dormono i nostri cari «che ci hanno preceduti nel segno della fede e dormono nel sonno della pace», cioè in quello della morte cristiana; e abbiamo fatto quella visita pensando anche a tutti i cimiteri, dei quali è cosparsa la terra. E che cosa è questa madre terra, se non un immenso campo che raccoglie nel suo disfacimento l’umanità corporea e mortale come suo estremo rifugio? Tristezza: pensavamo anche noi alle persone conosciute ed amate, e perdute alla nostra conversazione. Silenzio. E pensavamo alla tragedia, che là ci condusse al seguito di Papa Pio XII, il 19 luglio 1943, dopo il primo bombardamento di Roma; pensavamo insieme a tutti i caduti delle guerre che hanno insanguinato la terra, e ancora in questi ultimi giorni.
Giovanni Paolo II, discorso nel cimitero Verano 1 novembre 1981
Trovandomi sulla soglia di questo cimitero romano a cui oggi si recano in visita innumerevoli fedeli della nostra città, desidero ricordare le parole di Cristo nel discorso della montagna, che la liturgia della solennità di Tutti i Santi ci fa leggere:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
(...) Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5,3-12).
Francesco, omelia nel Sacrario militare di Redipuglia 13 settembre 2014
Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia.
Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!
Benedetto XVI, Angelus 2 novembre 2008
Rinnoviamo quest’oggi la speranza della vita eterna fondata realmente nella morte e risurrezione di Cristo. "Sono risorto e ora sono sempre con te", ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce. La speranza cristiana non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri. Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri. Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri.