Cerca

2024.08.09 PAPALE PAPALE IMMAGINE

Ep. 320 - Papale papale - "Immagine"

Giovanni Paolo II, udienza generale 9 aprile 1986

Nel libro della Genesi 1, 26 leggiamo che al sesto giorno Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.

È significativo che la creazione dell’uomo sia preceduta da questa sorta di dichiarazione con cui Dio esprime l’intenzione di creare l’uomo a sua immagine, anzi “a nostra immagine”, al plurale (in sintonia col verbo “facciamo”). Secondo alcuni interpreti, il plurale indicherebbe il “Noi” divino dell’unico Creatore. Questo sarebbe quindi, in qualche modo, un primo lontano segnale trinitario. In ogni caso la creazione dell’uomo, secondo la descrizione di Genesi 1, è preceduta da un particolare “rivolgersi” a se stesso, “ad intra”, di Dio che crea.

Segue quindi l’atto creatore. “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”.

Benedetto XVI, Santa Messa per l’ordinazione presbiteriale di 15 diaconi della diocesi di Roma 7 maggio 2006

La Chiesa antica ha trovato nella scultura del suo tempo la figura del pastore che porta una pecora sulle sue spalle. Forse queste immagini fanno parte del sogno idillico della vita campestre che aveva affascinato la società di allora. Ma per i cristiani questa figura diventava con tutta naturalezza l'immagine di Colui che si è incamminato per cercare la pecora smarrita: l'umanità; l'immagine di Colui che ci segue fin nei nostri deserti e nelle nostre confusioni; l'immagine di Colui che ha preso sulle sue spalle la pecora smarrita, che è l'umanità, e la porta a casa. È divenuta l'immagine del vero Pastore Gesù Cristo. A Lui ci affidiamo.

Francesco, Angelus 22 ottobre 2023

Noi non apparteniamo a nessuna realtà terrena, a nessun “Cesare” di turno. Siamo del Signore e non dobbiamo essere schiavi di nessun potere mondano. Sulla moneta, dunque, c’è l’immagine dell’imperatore, ma Gesù ci ricorda che nella nostra vita è impressa l’immagine di Dio, che niente e nessuno può oscurare. A Cesare appartengono le cose di questo mondo, ma l’uomo e il mondo stesso appartengono a Dio: non dimentichiamolo!

Comprendiamo allora che Gesù sta riportando ciascuno di noi alla propria identità: sulla moneta di questo mondo c’è l’immagine di Cesare, ma tu – io, ognuno di noi – quale immagine porti dentro di te? Facciamoci questa domanda: io, quale immagino porto dentro di me? Tu, di chi sei immagine nella tua vita? Ci ricordiamo di appartenere al Signore, oppure ci lasciamo plasmare dalle logiche del mondo e facciamo del lavoro, della politica, dei soldi i nostri idoli da adorare?

Paolo VI, Angelus 8 dicembre 1967

Salutiamo la Madonna, e onoriamo il mistero della sua innocenza immacolata, della sua ideale bellezza, della sua elezione alla divina maternità.

Dobbiamo essere meravigliati e felici di questa eccezionale creatura, che conforta in noi l’immagine della Donna purissima e perfetta; e dobbiamo onorarla come il tipo, l’esempio dell’umanità primigenia, quale Dio aveva pensato e voluto, prima della caduta originale dell’uomo.

Dobbiamo venerarla, invocarla, imitarla. Maria, pensando che quanto Ella è più alta, tanto a noi è più vicina, perché ogni suo privilegio le fu conferito in vista della nostra redenzione. Maria ci conservi nella fede e nella pace.

12 novembre 2024