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2024.08.03 Papale Papale RICORDI

Ep. 339 - Papale papale - "Ricordi"

Paolo VI, Messa degli artisti 7 maggio 1964

Ci premerebbe, prima di questo breve colloquio, di sgombrare il vostro animo da certa apprensione, da qualche turbamento, che può facilmente sorprendere chi si trova, in una occasione come questa, nella Cappella Sistina. Non c’è forse luogo che faccia più pensare e più trepidare, che incuta più timidezza e nello stesso tempo ecciti maggiormente i sentimenti dell’anima. Ebbene, proprio voi, artisti, dovete essere i primi a togliere dall’anima la istintiva titubanza, che nasce nell’entrare in questo cenacolo di storia, di arte, di religione, di destini umani, di ricordi, di presagi. Perché? Ma perché è proprio, se mai altro c’è, un cenacolo per gli artisti, degli artisti. E quindi dovreste in questo momento lasciare che il grande respiro delle emozioni, dei ricordi, dell’esultazione, - che un tempio come questo può provocare nell’anima - invada liberamente i vostri spiriti.

Giovanni Paolo I, udienza generale 20 settembre 1978

Quand'ero ragazzo, ho letto qualcosa su Andrea Carnegie scozzese, passato coi genitori in America e diventato un po' alla volta uno dei più ricchi uomini del mondo. Egli non era cattolico, ma mi colpì il fatto che ritornasse con insistenza sulle gioie schiette ed autentiche della sua vita. «Sono nato in miseria - diceva - ma non cambierei i ricordi della mia fanciullezza con quelli dei figli dei milionari. Che ne sanno essi delle gioie familiari, della dolce figura di madre che combina in sé le mansioni di bambinaia, di lavandaia, di cuoca, di maestra, di angelo e di santa?».

Giovanni Paolo II, discorso alla comunità della diocesi di Albano 23 settembre 1984

Quella di stasera (...) è innanzitutto un’udienza di ricordi. Ricordi ormai lontani nel tempo, ma pur vicini psicologicamente; ricordi tristi e insieme consolanti: ricordi dei giorni della seconda guerra mondiale, che ebbe lungo il litorale e sui colli di Albano uno speciale “teatro” e provocò non pochi lutti e rovine; ricordi della successiva ripresa e della presto conclusa ricostruzione. E chi potrà cancellarli? Forse il tempo, nel fatale avvicendamento delle generazioni (cf. Qo 1, 4), attenuerà o sfumerà certi particolari; ma sempre viva, io penso, resterà la memoria o l’immagine di quanto, dopo il noto sbarco, avvenne non soltanto ad Anzio e a Nettuno, ma in tutta la zona circostante nel crudo inverno del gennaio 1944 e nei mesi seguenti.

Francesco, Messa nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo 14 giugno 2020

È essenziale ricordare il bene ricevuto: senza farne memoria diventiamo estranei a noi stessi, “passanti” dell’esistenza; senza memoria ci sradichiamo dal terreno che ci nutre e ci lasciamo portare via come foglie dal vento. Fare memoria invece è riannodarsi ai legami più forti, è sentirsi parte di una storia, è respirare con un popolo. La memoria non è una cosa privata, è la via che ci unisce a Dio e agli altri. Per questo nella Bibbia il ricordo del Signore va trasmesso di generazione in generazione, va raccontato di padre in figlio, come dice un bel passaggio: «Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa significano queste istruzioni […] che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi […] - tutta la storia della schiavitù - e il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi”» (Dt 6,20-22). Tu darai la memoria a tuo figlio.

27 novembre 2024