Ep. 322 - Papale papale - "Pietà"
Giovanni Paolo II, Angelus 13 agosto 1989
Il Cuore del Salvatore è ancora, anzi è primordialmente “fonte di consolazione”, perché Cristo dona, insieme col Padre, lo Spirito Consolatore: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14, 16; cf. Gv 14, 25; 16, 12): Spirito di verità e di pace, di concordia e di soavità, di conforto e di consolazione; Spirito che scaturisce dalla Pasqua di Cristo (cf. Gv 19, 28-34) e dall’evento della Pentecoste (cf. At 2, 1-13).
Tutta la vita di Cristo fu perciò un continuo ministero di misericordia e di consolazione. La Chiesa, contemplando il Cuore di Cristo e le sorgenti di grazia e di consolazione che ne sgorgano, ha espresso questa realtà stupenda con l’invocazione: “Cuore di Cristo, fonte di ogni consolazione, abbi pietà di noi”.
Giovanni XXIII, discorso presso il Santuario di Loreto 4 ottobre 1962
Motivi di pietà religiosa mossero Papi e personaggi illustri di ogni secolo a sostare in preghiera in questa Basilica di Loreto, che si estolle sul digradare dei colli Piceni verso il mare Adriatico. Animati da fervida fede in Dio e da venerazione verso la Madre di Gesù e nostra, essi vennero qui in pellegrinaggio, talora in tempi difficili e di gravi ansietà per la Chiesa. Basta ricordare, fra gli altri, i Papi Pio II, Paolo III, l'iniziatore del Concilio di Trento, Pio VI e Pio VII, Gregorio XVI e Pio IX, ed inoltre S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales e altri Santi e Beati, per averne un tratto di edificante incoraggiamento. Alla vigilia del Concilio Vaticano II, ecco l'umile Successore di Pietro aggiungersi con gesto discreto ai molti che l'hanno qui preceduto.
Benedetto XVI, visita pastorale a Milano, incontro con i ragazzi e le ragazze della Cresima 2 giugno 2012
I doni dello Spirito sono realtà stupende, che vi permettono di formarvi come cristiani, di vivere il Vangelo e di essere membri attivi della comunità. (...) Un altro dono è quello della pietà, che tiene viva nel cuore la fiamma dell’amore per il nostro Padre che è nei cieli, in modo da pregarLo ogni giorno con fiducia e tenerezza di figli amati; di non dimenticare la realtà fondamentale del mondo e della mia vita: che c’è Dio e che Dio mi conosce e aspetta la mia risposta al suo progetto.
Francesco, udienza generale 4 giugno 2014
Se il dono della pietà ci fa crescere nella relazione e nella comunione con Dio e ci porta a vivere come suoi figli, nello stesso tempo ci aiuta a riversare questo amore anche sugli altri e a riconoscerli come fratelli. E allora sì che saremo mossi da sentimenti di pietà – non di pietismo! – nei confronti di chi ci sta accanto e di coloro che incontriamo ogni giorno. Perché dico non di pietismo? Perché alcuni pensano che avere pietà è chiudere gli occhi, fare una faccia da immaginetta, far finta di essere come un santo. In piemontese noi diciamo: fare la “mugna quacia”. Questo non è il dono della pietà. Il dono della pietà significa essere davvero capaci di gioire con chi è nella gioia, di piangere con chi piange, di stare vicini a chi è solo o angosciato, di correggere chi è nell’errore, di consolare chi è afflitto, di accogliere e soccorrere chi è nel bisogno. C'è un rapporto molto stretto fra il dono della pietà e la mitezza. Il dono della pietà che ci dà lo Spirito Santo ci fa miti, ci fa tranquilli, pazienti, in pace con Dio, al servizio degli altri con mitezza.