Ep. 317 - Papale papale - "Progresso"
Benedetto XVI, Angelus 12 luglio 2009
Già il grande Pontefice Paolo VI, nell’Enciclica Populorum progressio, aveva riconosciuto e indicato l’orizzonte mondiale della questione sociale. Proseguendo sulla medesima strada, anch’io ho avvertito il bisogno di dedicare la Caritas in veritate a tale questione, che nel nostro tempo è diventata “radicalmente questione antropologica”, nel senso cioè che essa implica il modo stesso di concepire l’essere umano sempre più posto nelle mani dell’uomo stesso dalle moderne biotecnologie (cfr ibid. 75). Le soluzioni ai problemi attuali dell’umanità non possono essere solo tecniche, ma devono tener conto di tutte le esigenze della persona, che è dotata di anima e corpo. Potrebbe infatti disegnare foschi scenari per il futuro dell’umanità “l’assolutismo della tecnica”, che trova la sua massima espressione in talune pratiche contrarie alla vita. Gli atti che non rispettano la vera dignità della persona, anche quando sembrano motivati da una “scelta di amore”, in realtà sono il frutto di una “concezione materiale e meccanicistica della vita umana”, che riduce l’amore senza verità a “un guscio vuoto da riempire arbitrariamente” e può così comportare effetti negativi per lo sviluppo umano integrale.
Giovanni XXIII, Angelus 12 agosto 1962
Diletti figli appartenenti a tutte le genti, voi siete qui adunati come buoni fratelli, mentre il pilota sta esperimentando, in modo quasi decisivo e certo determinante, le capacità intellettuali, morali e fisiche dell'uomo, e continua quella esplorazione del creato, che la Sacra Scrittura incoraggia nelle sue prime pagine: Ingredimini super terram et replete eam.
I popoli, e in particolare le giovani generazioni, seguono con entusiasmo gli sviluppi delle mirabili ascensioni e navigazioni spaziali. Oh! come vorremmo che queste intraprese assumessero significato di omaggio reso a Dio creatore e legislatore supremo.
Questi storici avvenimenti come saranno segnati negli annali della conoscenza scientifica del cosmo, così possano divenire espressione di vero e pacifico progresso, a solido fondamento della umana fraternità.
Paolo VI Regina Caeli 2 aprile 1967
Avrete forse letto la Nostra recente Enciclica sul «Progresso dei popoli» e avrete certo sentito i vari commenti che se ne fanno. Vi invitiamo oggi a pregare affinché questo documento sia compreso per ciò che vuol essere: e cioè come un messaggio alla Chiesa e al mondo per la giustizia e per la pace, ed affinché esso porti speranze buone e legittime alle nazioni bisognose ed in via di sviluppo; ed infonda nello stesso tempo - ciò che è più difficile - nuovi sentimenti e nuovi propositi di generosità e di solidarietà in quanti posseggono beni economici e beni culturali, da rendere disponibili per i popoli meno abbienti. Questa Nostra parola tocca problemi gravi e difficili; ma Noi facciamo voti che essa conforti gli sforzi, già iniziati da tanti enti e uomini buoni e competenti, a darvi graduale e positiva soluzione.
Giovanni Paolo II, udienza generale 25 giugno 1986
L’uomo, oggi più che in ogni altro tempo, è particolarmente sensibile alla grandezza e all’autonomia del suo compito di investigatore e dominatore delle forze della natura. È tuttavia doveroso notare che vi è un grave ostacolo nello sviluppo e nel progresso del mondo. Esso è costituito dal peccato e dalla chiusura che esso comporta, cioè dal male morale. Di questa situazione dà ampia testimonianza la costituzione conciliare Gaudium et Spes (Gaudium et Spes, 13). Riflette infatti il Concilio: “Costituito da Dio in uno stato di santità, l’uomo, tentato dal maligno, fin dagli inizi della storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio”.
Per cui, come inevitabile conseguenza “il progresso umano, che pure è un grande bene dell’uomo, porta con sé una grande tentazione: infatti, sconvolto l’ordine dei valori e mescolando il male con il bene, gli individui e i gruppi guardano solamente alle cose proprie, non a quelle degli altri.