Ep. 367 - Papale papale - "Incarnazione"
Giovanni XXIII, Messaggio Urbi et Orbi 25 dicembre 1960
Il mistero della Messa è in qualche modo una rinnovazione del mistero di Betlemme, oltre che della Croce. Verbo Divino, apparve uomo e Salvatore da quando la Madre sua benedetta, adombrata dallo Spirito Santo, lo generò secondo l'annunzio angelico; ed apparendo oggi sotto le sacre specie su tutti gli altari del mondo, vero Dio e vero uomo, misticamente rinnova il prodigio come di una continuata Incarnazione, che sino alla fine dei tempi egli ci dona, cosicché fu chiamato « l'Emmanuele » Dio con noi.
Giovanni Paolo II, discorso al sacro collegio dei cardinali 22 dicembre 1980
Non si tratta di una commemorazione, sia pur pia e incantevole; non si tratta della rievocazione di un mito. Dopo 2000 anni di cristianesimo, e quasi alla soglia del terzo millennio della nostra era, la Chiesa ricorda al mondo, fermamente e gioiosamente, che questa elevazione non è solo un enunciato teorico, ma continua, è in atto, è in mezzo a noi. La liturgia ci ripresenta nella realtà misteriosa del rito l’evento che ci accingiamo a rivivere; e la Chiesa prolunga nel tempo e nella storia l’opera di Cristo, ne attualizza la incarnazione nelle diverse contingenze storiche del “kairós” che essa è chiamata a vivere, insieme con l’umanità, insieme con i popoli di tutto il mondo
Benedetto XVI, udienza generale 5 gennaio 2011
Lo stesso presepio, quale immagine dell’incarnazione del Verbo, alla luce del racconto evangelico, allude già alla Pasqua ed è interessante vedere come in alcune icone della Natività nella tradizione orientale, Gesù Bambino venga rappresentato avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia che ha la forma di un sepolcro; un’allusione al momento in cui Egli verrà deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo e messo in un sepolcro scavato nella roccia (cfr Lc 2,7; 23,53). Incarnazione e Pasqua non stanno una accanto all’altra, ma sono i due punti chiave inseparabili dell’unica fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio Incarnato e Redentore. Croce e Risurrezione presuppongono l’Incarnazione. Solo perché veramente il Figlio, e in Lui Dio stesso, “è disceso” e “si è fatto carne”, morte e risurrezione di Gesù sono eventi che risultano a noi contemporanei e ci riguardano, ci strappano dalla morte e ci aprono ad un futuro in cui questa “carne”, l’esistenza terrena e transitoria, entrerà nell’eternità di Dio.
Francesco, Angelus 22 agosto 2021
E l’incarnazione di Dio è ciò che suscita scandalo e che rappresenta per quella gente – ma spesso anche per noi – un ostacolo. Infatti, Gesù afferma che il vero pane della salvezza, che trasmette la vita eterna, è la sua stessa carne; che per entrare in comunione con Dio, prima di osservare delle leggi o soddisfare dei precetti religiosi, occorre vivere una relazione reale e concreta con Lui. Perché la salvezza è venuta da Lui, nella sua incarnazione. Questo significa che non bisogna inseguire Dio in sogni e immagini di grandezza e di potenza, ma bisogna riconoscerlo nell’umanità di Gesù e, di conseguenza, in quella dei fratelli e delle sorelle che incontriamo sulla strada della vita. Dio si è fatto carne. E quando noi diciamo questo, nel Credo, il giorno del Natale, il giorno dell’annunciazione, ci inginocchiamo per adorare questo mistero dell’incarnazione. Dio si è fatto carne e sangue.