Ep. 345 - Papale papale - "Laici"
I fedeli laici non sono “ospiti” nella Chiesa, sono a casa loro, perciò sono chiamati a prendersi cura della propria casa. I laici, e soprattutto le donne, vanno maggiormente valorizzati nelle loro competenze e nei loro doni umani e spirituali per la vita delle parrocchie e delle diocesi. Possono portare, con il loro linguaggio “quotidiano”, l’annuncio del Vangelo, impegnandosi in varie forme di predicazione. Possono collaborare con i sacerdoti per formare i bambini e i giovani, per aiutare i fidanzati nella preparazione al matrimonio e per accompagnare gli sposi nella vita coniugale e familiare. Vanno sempre consultati quando si preparano nuove iniziative pastorali ad ogni livello, locale, nazionale e universale. Si deve dare loro voce nei consigli pastorali delle Chiese particolari. Devono essere presenti negli uffici delle Diocesi. Possono aiutare nell’accompagnamento spirituale di altri laici e dare il loro contributo anche nella formazione dei seminaristi e dei religiosi. (...) E, insieme con i pastori, devono portare la testimonianza cristiana negli ambienti secolari: il mondo del lavoro, della cultura, della politica, dell’arte, della comunicazione sociale.
Benedetto XVI, Angelus 13 novembre 2005
Per i laici, inoltre, sono di grande importanza la competenza professionale, il senso della famiglia, il senso civico e le virtù sociali. Se è vero che essi sono chiamati individualmente a rendere la loro testimonianza personale, particolarmente preziosa là dove la libertà della Chiesa incontra impedimenti, tuttavia il Concilio insiste sull’importanza dell’apostolato organizzato, necessario per incidere sulla mentalità generale, sulle condizioni sociali e sulle istituzioni (cfr ivi, 18). A questo proposito, i Padri hanno incoraggiato le molteplici associazioni dei laici, insistendo pure sulla loro formazione all’apostolato.
Giovanni Paolo II, discorso ai partecipanti al capitolo generale dei pallottini 17 novembre 1983
I laici, infatti, se stimolati e resi consapevoli del loro ruolo imprescindibile, possono svolgere in seno alla Chiesa una preziosa opera, la quale non si giustifica solo dalla necessità di arrivare là dove il sacerdote non riesce a giungere, ma anche e direi soprattutto dal fatto che essi, come cristiani, hanno il dovere di confessare la propria fede e di annunciare la propria speranza. In questo il vostro indirizzo è in perfetta consonanza con le indicazioni del Concilio, il quale nel Decreto sull’apostolato dei laici afferma testualmente: “I fedeli esercitano il loro apostolato in spirito di unità. Siano apostoli tanto nelle proprie comunità familiari, quanto in quelle parrocchiali e diocesane, che già sono esse stesse espressione dell’indole comunitaria dell’apostolato, e in quelle libere istituzioni nelle quali si vorranno riunire” (Apostolicam Actuositatem, 18). Ma perché i laici possano adempiere fruttuosamente questa missione, occorre che abbiano una solida formazione umana e cristiana e imparino a vedere, giudicare e agire alla luce della fede.
Pio XII, radiomessaggio ai popoli del mondo intero 24 dicembre 1943
Noi vi lodiamo e ringraziamo, Sacerdoti e laici, uomini e donne, che non di rado, sprezzando ogni pericolo della vostra vita, avete ricoverato e custodito in luogo sicuro il Signore e Salvatore eucaristico. Il vostro zelo non voleva che si avverasse ancora una volta ciò che fu detto di Cristo: «È venuto nei suoi possessi e i suoi non l'hanno accolto » (Io. I, II). Così il Signore non ha rifiutato di venire in mezzo alla vostra povertà: Egli che già preferì Betlemme a Gerusalemme, la stalla e il presepe al grandioso tempio del Padre suo. Povertà e miseria sono amare, ma diventano dolci se si conserva in sé Iddio, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, e la sua grazia e verità. Egli rimane con voi, finché nel vostro cuore vivono la vostra fede, la vostra speranza, il vostro amore, la vostra obbedienza e devozione.