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2024.08.06 Copertina podcast PODSYNOD

Podsynod - Ep. 4 - Testimoni di un Regno di giustizia e pace

"Il Sinodo serve a ricordarci questo: la nostra Madre Chiesa ha sempre bisogno di purificazione, di essere 'riparata', perché noi tutti siamo un Popolo di peccatori perdonati – ambedue le cose: peccatori perdonati –, sempre bisognosi di ritornare alla fonte che è Gesù e di rimetterci sulle strade dello Spirito per raggiungere tutti col suo Vangelo". (Papa Francesco, omelia della Messa con i nuovi cardinali e il collegio cardinalizio in occasione dell'apertura del Sinodo, 4 ottobre 2023)

Nella giornata in cui si apre in Vaticano la seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo sulla sinodalità, in programna dal 2 al 27 ottobre, l'ultimo episodio di Podsynod si concentra su alcune tematiche centrali del nuovo Instrumentum laboris: come il discernimento per la missione, i processi decisionali, la trasparenza e il rendiconto come antidoti al clericalismo.

Se, nella Chiesa sinodale, tutto il Popolo di Dio è coinvolto nell’ascolto e nel discernimento, chi è poi che prende le decisioni? E chi ha ruoli di autorità deve rendere conto del suo operato a tutta la comunità? E cosa c’entra questo Sinodo con il prossimo Giubileo? Risponde, anche in questo episodio conclusivo, don Dario Vitali, teologo, docente di Ecclesiologia alla Pontificia università Gregoriana e consultore del Sinodo dei vescovi.

Siamo chiamati a ripensare seriamente che cosa significhi decidere all'interno della Chiesa. Se guardiamo indietro, noi ci troviamo a doverci misurare con un modello di autorità che di fatto concentrava ogni decisione nelle mani del Papa. Perché - afferma don Vitali - si dice: infallibile è il Papa quando parla ex-cathedra, infallibile è il Concilio convocato dal Papa, infallibile e la totalità dei pastori in comunione con il Papa. Quando si definisce l'infallibilità del Papa, e si passa a realizzare questa forma di infallibilità legata a un soggetto che si chiama Magistero, che cosa interviene? Una situazione semplicissima: che i fedeli sono esclusi da questo, che il sensus fidei tende a scomparire. Il Concilio, mettendo il popolo di Dio prima della gerarchia di fatto, recupera il popolo di Dio come soggetto e, recuperando il popolo di Dio, recupera la funzione del sensus fidei. Il popolo santo di Dio partecipa pure alla funzione profetica di Cristo. Naturalmente, a partire da questo, il processo sinodale comprende che l'ascolto del popolo di Dio, la dimensione profetica, si coglie proprio in questa possibilità di esercizio del sensus fidei, quando si convocano le consultazioni nelle Chiese particolari, per cui il popolo di Dio può finalmente parlare, i pastori, in ascolto del popolo di Dio, possono fare il loro discernimento e possono riconoscere dove lo Spirito sta parlando e come lo Spirito sta conducendo la Chiesa verso il compimento. C'è una circolarità  - aggiunge  don Vitali - tra profezia del popolo di Dio, e in questa profezia del popolo di Dio ci sono tutti: dal Papa fino all'ultimo fedele laico, tutti nel primo atto della Chiesa che è quello dell'ascolto dello Spirito, e poi ciascuno nella funzione specifica di questa comunità organicamente strutturata, che svolge la propria funzione di discernimento per poter realizzare questo cammino insieme che è cammino condiviso."

Nessuno è proprietario nella Chiesa, essendo un ministro che ha ricevuto un bene che deve restituire e  restituire custodito, questi deve anche rendere conto di questo esercizio. Questo rendiconto naturalmente - evidenzia il prof. Vitali - è legato alla possibilità che ogni ministero costituisca un esercizio di potere. E allora in questo contesto la necessità di rendere conto - e di permettere alla Chiesa di fare valutazione e discernimento su quello che è l'operato di chi ha servito - è un passaggio assolutamente necessario per una Chiesa sinodale. A volte abbiamo permesso, drammaticamente permesso, che il potere coprisse se stesso e garantisse se stesso, oggi siamo chiamati – sulla scia della lezione degli abusi, di un potere che ha manifestato il suo volto oppressivo - ad entrare in questa logica del rendiconto e in questa logica della trasparenza”.

"Laddove ci si pone in ascolto dello Spirito per discernere qual è la strada migliore, è chiaro che all'interno c'è anche l'esigenza di escludere le strade che invece non portano questo bene maggiore. Quindi - precisa don Vitali - in questo contesto è assolutamente necessario provare ad immaginare e a pensare come sia possibile questo discernimento, in una logica di trasparenza che non sia di controllo, di esercizio di potere, ma esattamente di purificazione della vita della Chiesa e del cammino della Chiesa, che vuole che coloro che svolgono delle funzioni le svolgano al meglio in una logica di gratuità e di servizio".

“E’ una Chiesa che cammina. Se il Giubileo come 'Giubileo della Speranza' ci apre a un orizzonte escatologico, cioè l'orizzonte del Regno di Dio, allora anche in questo contesto quanto abbiamo fatto di ascolto dello Spirito dovrebbe tradursi in un cammino vero che traduca giustizia, pace, libertà in questo mondo. Ed è tanto più necessario perché se guardiamo è quello che manca all'umanità intera. E se la Chiesa non è capace di testimoniare questo, manca in gran parte a quello che è il compito che il Signore le ha assegnato. Essere in mezzo agli uomini sacramento, cioè segno e strumento, dell'intima unione con Dio e dell'unità del genere umano. E per fare questo - conclude don Dario Vitali - ci vuole un popolo di Dio che nutrito dai sacramenti, nutrito dalla Parola di Dio, è in grado di tradurre dentro la vita degli uomini una testimonianza concreta di come essere Regno di Dio, Regno di giustizia e di pace".

02 ottobre 2024