Udienza generale del 25 gennaio
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Gesù come maestro dell’annuncio, nella riflessione del Papa all’udienza generale. Punto di partenza è l’episodio del Vangelo di Luca in cui il Maestro predica nella sinagoga di Nazaret, leggendo un passo del profeta Isaia che parla di lui stesso inviato "a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore”. Gioia, liberazione, luce, guarigione e stupore, secondo Francesco, sonogli elementi del modo di comunicare di Gesù e che anche noi “dovremmo ricalcare”. E afferma:
"Non si può parlare di Gesù senza gioia, perché la fede è una stupenda storia d’amore da condividere. Testimoniare Gesù, fare qualcosa per gli altri nel suo nome, è dire tra le righe della vita di aver ricevuto un dono così bello che nessuna parola basta a esprimerlo".
Non si annuncia Gesù per opprimere gli altri o per imporre pesi. Il Signore è luce che ci fa vedere come figli di Dio:
"Allora la vita non è più un cieco avanzare verso il nulla, no: non è questione di sorte o fortuna, no. Non è qualcosa che dipende dal caso o dagli astri, no, e nemmeno dalla salute e dalle finanze, no. La vita dipende dall’amore, dall'amore del Padre, che si prende cura di noi, suoi figli amati".
La grazia del Signore ci stupisce sempre, ma per accoglierla, conclude Francesco, occorre farsi poveri, vincere cioè “ogni pretesa di autosufficienza” e sentirsi sempre bisognosi di Lui”.