Udienza generale del 5 aprile 2023
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Siamo al centro della Settimana Santa e l'ora della morte di Gesù si avvicina: presto davanti al suo sepolcro, sarà posto un macigno. "Tutto sembra finito", esordisce Papa Francesco, per i discepoli "quel macigno segna il capolinea della speranza". Tutto dice fallimento. Anche a noi lo sconforto non è del tutto estraneo: "Anche in noi - afferma - si addensano pensieri cupi e sentimenti di frustrazione: perché tanta indifferenza verso Dio? Perché siamo attaccati così alla guerra, al farsi del male l’uno all’altro? E nei cuori di ognuno, quante attese svanite, quante delusioni! (...) Insomma, anche oggi la speranza sembra a volte sigillata sotto la pietra della sfiducia".
Eppure, prosegue Francesco, la speranza di Dio germoglia proprio "nei buchi neri delle nostre attese deluse". Dalla croce, strumento di tortura, Dio ha ricavato il segno più grande dell’amore". Quanta tristezza c’è tra la gente, afferma Francesco, occorre riscoprire l’essenziale. Poi invita tutti a fare un "bell'esercizio" e spiega che a Santa Marta dove abita ciascuno ha deciso di guardare il proprio guardaroba per "mandare via le cose che abbiamo, che non usiamo… ". "Guardate il vostro guardaroba, guardate il guardaroba dell’anima: quante cose inutili hai, quante illusioni stupide".
Gesù trasforma il dolore in amore. E noi rimaniamo nella tristezza o ci uniamo a Lui? "Le nostre ferite possono diventare fonti di speranza - conclude il Papa - quando, anziché piangerci addosso, asciughiamo le lacrime altrui. Perché soltanto se smettiamo di pensare a noi stessi, ci ritroviamo".