Udienza generale del 6 settembre
Adriana Masotti - Città del Vaticano
"Ripenso con gioia alla Chiesa locale e al popolo mongolo: un popolo nobile e saggio, che mi ha dimostrato tanta cordialità e affetto". Così Papa Francesco in Piazza San Pietro. Il Papa spiega il perché della sua scelta di andare così lontano per incontrare un "gregge" così piccolo. Perché proprio lì si possono trovare "i segni della presenza di Dio". "E io ho avuto la grazia di incontrare in Mongolia una Chiesa umile, ma una Chiesa lieta, che è nel cuore di Dio", afferma.
Francesco mette in evidenza come quella Chiesa sia nata solo 30 anni fa grazie ad alcuni missionari di diverse nazioni che, "non sono andati lì a fare proselitismo", e hanno saputo dare vita "a una comunità unita e veramente cattolica", cioè "universale. E sottolinea come segno distintivo della Chiesa sia "il servizio del Signore e dei fratelli". Il Papa dice di aver apprezzato in Mongolia la ricerca religiosa di tanti che "nel silenzio vivono la loro religiosità in modo sincero e radicale", sono semi di bene da saper riconoscere. E conclude: "Pensando alle distese sconfinate e silenziose della Mongolia, lasciamoci stimolare dal bisogno di allargare i confini del nostro sguardo (...) perché veda il bene che c’è negli altri e sia capace di dilatare i propri orizzonti (...), dilatare il cuore per capire, per essere vicino a ogni persona e a ogni civiltà".