San Policarpo, vescovo di Smirne e martire
Nasce nell’anno 69-70 da genitori cristiani. Apprende gli insegnamenti di Cristo dagli apostoli e diviene discepolo di Giovanni. Lo raccontano Ireneo – suo allievo e poi vescovo di Lione – e lo storico Eusebio di Cesarea: “Policarpo non solo fu educato dagli Apostoli e visse con molti di quelli che avevano visto il Signore; ma fu anche dagli Apostoli stabilito nell’Asia come vescovo della Chiesa di Smirne" (Adversus Haereses III,3,4; Historia Ecclesiastica IV,14,3,4). È di un tale Marciano, testimone oculare del suo martirio, il Martyrium Polycarpi, considerato da molti il più antico e autentico degli Atti dei Martiri. Si tratta della prima opera nella quale viene definito martire chi muore a causa della fede. Durante il suo lungo episcopato, Policarpo si distingue per lo zelo nel conservare fedelmente la dottrina degli Apostoli, nel diffondere il Vangelo tra i pagani e nel combattere le eresie. Ireneo lo tratteggia come predicatore paziente e amabile, dalla grande sollecitudine per le vedove e gli schiavi.
L’amicizia nell’episcopato con Ignazio di Antiochia
Nel 107 Policarpo accoglie a Smirne Ignazio di Antiochia, di passaggio, e sotto scorta, verso Roma per essere giudicato. Celebri le sette lettere che Ignazio indirizza alle chiese lungo il suo cammino; le prime quattro partono proprio da Smirne. Dalla Troade, poi, scrive ai fedeli di Smirne e al loro vescovo Policarpo incaricandolo di trasmettere alla Chiesa di Antiochia l’ultimo suo ricordo e descrivendolo un buon pastore e combattente per la causa di Cristo. Ed è a Policarpo che i Filippesi chiedono di raccogliere le lettere di Ignazio. Il vescovo di Smirne invia loro quanto richiesto insieme ad una propria missiva per esortarli a servire Dio nel timore, a credere in Lui, a sperare nella resurrezione, a camminare nella via della giustizia, avendo sempre innanzi agli occhi l’esempio dei martiri e principalmente di Ignazio. Anche la Lettera ai Filippesi di Policarpo è assai nota; giunta ai giorni nostri, è importante in particolare per le notizie storiche che vi si possono trarre e per i dogmi sul Credo che vengono ricordati. Intorno alla fine del 154, Policarpo parte per Roma, come rappresentante dei cristiani dell’Asia minore, per trattare con Papa Aniceto di diverse questioni, e principalmente della data della Pasqua: nelle chiese orientali celebrata il 14 del mese ebraico di Nisan, nella capitale dell’Impero la domenica successiva. Non viene trovato un accordo, ma le relazioni fra le chiese restano amichevoli.
Martire ad 86 anni
Sotto l’imperatore Antonino Pio scoppiano persecuzioni anche a Smirne. Policarpo viene arrestato. Gli atti del suo martirio narrano che “portato davanti al proconsole, questi … cercò di persuaderlo a rinnegare dicendo: ‘Pensa alla tua età … cambia pensiero … giura e io ti libero. Maledici il Cristo’. Policarpo rispose: ‘Da ottantasei anni lo servo, e non mi ha fatto alcun male. Come potrei bestemmiare il mio re che mi ha salvato? … sentilo chiaramente. Io sono cristiano’”. Viene deciso per lui il rogo, ma rimane illeso e viene ucciso di spada. “Questi i fatti – si legge nel Martyrium Polycarpi – intorno al beato Policarpo che con quelli di Filadelfia fu il dodicesimo a subire il martirio a Smirne. Il beato Policarpo ha testimoniato il secondo giorno di Santico, il settimo giorno prima delle calende di marzo, di grande sabato, all’ora ottava. Fu preso da Erode, pontefice Filippo di Tralli e proconsole Stazio Quadrato, re eterno nostro Signore Gesù Cristo”. La data del martirio di Policarpo è dunque certa: era il 23 febbraio del 155.