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San Giovanni Giuseppe della Croce

Questo piccolo sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, cresciuto ricalcando le orme di San Pietro d’Alcantara ha, tra gli altri, il merito di aver ripristinato la disciplina religiosa in molti conventi del Napoletano. Molto legato all’isola di Ischia, in cui tornerà solo due volte, oggi ne è compatrono assieme a Santa Restituta. Viene canonizzato da Gregorio XVI nel 1839, assieme a Francesco de Geronimo e Alfonso Maria de’ Liguori che in vita lo avevano conosciuto e gli avevano chiesto consiglio.

Un fiore di bontà

Nascere in una famiglia benestante è spesso un vantaggio, ma lo è ancora di più nascere in una famiglia religiosa, dove la fede non è qualcosa di astratto, ma una compagna di vita presente nella quotidianità con la preghiera, il digiuno e la devozione. I Calosirto, inoltre, mandano il loro Carlo Gaetano a studiare dagli Agostiniani di Ischia, in modo che la sua formazione religiosa sia più completa. E hanno ragione. È qui che il piccolo si innamora di Gesù ed è qui che Gesù gli fa sentire la sua voce che lo chiama a dedicargli tutta la sua vita.

Umile e grande figlio di San Francesco

A soli 16 anni il giovane entra nel convento di Santa Lucia al Monte di Napoli, cambiando il suo nome in Giovan Giuseppe della Croce il giorno della sua professione religiosa: il 24 giugno 1671. Qui vive tra i Frati Minori Scalzi della Riforma di San Pietro d’Alcantara, detti Alcantarini, dei quali lo attira la regola che rende ancora più austera scegliendo di non possedere mai un paio di scarpe. Chiamato a fondare un nuovo monastero a Piedimonte, qui fa costruire anche un piccolo eremo ancora oggi meta di pellegrinaggi, soprannominato “La Solitudine”. Durante la sua vita deve assistere alla spaccatura tra gli Alcantarini di Spagna e quelli d’Italia, di cui diventerà Provinciale, lavorando per vent’anni prima di vedere la famiglia riunificata e non senza subire critiche ingiuste e addirittura calunnie, alle quali risponde facendo voto di silenzio. “Tutto quello che Dio permette, lo permette per il nostro bene”, era la sua consolazione.

“Frate cento pezze”

Ma Giovan Giuseppe si sente prima di tutto un prete, e un prete in missione. Lui, che sa imitare alla perfezione Sorella Povertà, i poveri che assiste se li va a cercare, scovandoli non solo agli angoli delle strade, ma anche nei tuguri e nelle soffitte. Per tutta la vita avrà un solo saio, ben presto ridotto con tantissime toppe, ma del quale si fregerà sempre, paragonandole ai galloni dei cavalieri. Per questo sarà soprannominato “frate cento pezze”. Gli vengono attribuiti anche fenomeni che denotano il particolare soffio della grazia che spira in lui: bilocazioni, profezie, letture dei cuori, levitazioni, guarigioni miracolose e addirittura una resurrezione.

La predilezione per la Madonna

Fin da bambino, il giovane Calosirto impara in casa la grande devozione per Maria, che crescerà in lui per tutta la vita, assieme alla vocazione e alla santità. Invocherà la Madonna sempre, cercandone il consiglio e il conforto nelle situazioni più difficili, e lei, madre premurosa e fedele, lo circonderà di affetto e a volte anche di prodigi. Da Superiore degli Alcantarini terrà sempre una piccola immagine di Maria sulla scrivania e la guarderà a lungo rivolgendosi a lei nella preghiera prima di qualunque decisione o pronunciamento. “Non sapeva vivere se non per essa”, sostengono i suoi biografi e molte sono le testimonianze dei frati ai quali raccomandava di omaggiarla perché lei “vi consolerà, vi aiuterà, vi toglierà dagli affanni”. E per Maria saranno anche le sue ultime parole, consegnate in punto di morte – il 5 marzo 1734 – al fraticello che lo vegliava: “Ti raccomando la Madonna”, disse, e possiamo considerare questo il suo testamento spirituale.
Con questa preghiera, il Santo viene invocato per avere forza nelle prove:
San Giovan Giuseppe della Croce ottienici la tua gioia e serenità nelle malattie e anche nelle prove, pensando che la sofferenza è un grande dono di Dio e va offerta al Padre pura, senza essere rovinata dai nostri lamenti. Seguendo il tuo esempio vogliamo sopportare tutto con pazienza senza far pesare il nostro dolore agli altri. Chiediamo la forza e ringraziare il Signore non solo quando ci dona la gioia ma anche quando permette le malattie e le diverse prove.