Mons. Viganò: "In quello che sembra un destino inesorabile, brilla la luce di Dio"
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
“La fecondità della carne è frutto dell’intervento di Dio, non delle strategie umane. Allo stesso modo, non possiamo pretendere di costruire una storia degna di Dio con le nostre forze, abbiamo bisogno della grazia che il Padre dona attraverso il Figlio”. Così mons. Dario E. Viganò, durante l’omelia della Messa per gli auguri natalizi ai dipendenti della Segreteria per la Comunicazione, celebrata all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro. Nell’occasione, anche il giuramento di 43 neo assunti.
Dio va oltre la nostra incredulità
Commentando le letture proposte dalla Liturgia del giorno (Gdc 13,2-7.24-25; Sl 70; Luca 1,5- 25) in cui vengono presentate nascite prodigiose, come quella di Sansone e Giovanni il Battista, il Prefetto ricorda come “La storia della salvezza” sia “il frutto dell’ostinata fedeltà di Dio” pur difronte all’incredulità dell’uomo. Ed è proprio nel superamento dell'incredulità, che si manifesta e inizia la storia della salvezza: Dio irrompe nella "fede sclerotizzata" di Zaccheo che dubita dell'annuncio dell'angelo, che non riesce a credere che quell' attesa "ormai spenta" di avere un figlio, possa realizzarsi.
Siamo pronti ad accoglierlo nella nostra storia?
Dio sorprende e scompagina i nostri programmi, sottolinea ancora mons. Viganò: "Egli viene quando vuole ed apre orizzonti nuovi, a volte imprevedibili - ma, e questo è l'invito - chiediamoci se siamo disponibili ad accogliere" tale "imprevedibilità", e cioè "l'intervento fuori dai tempi e dagli spazi che non avevamo previsto". Solo così, conclude il Prefetto, "quella formula Buon Natale", non sarà un insieme di parole "consumate dall'abitudine" ma "desiderio vero" di un "Natale pieno di Dio".
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