Parolin con i militari italiani alla tomba di Giovanni XXIII
Roberta Gisotti - Città del Vaticano
“Vogliamo implorare, per la Chiesa, per l’Italia e per il mondo, il dono della pace”, a cui il cuore di Papa Roncalli “anelava con grande ardore”. Con questa esortazione il cardinale Parolin, Segretario di Stato, ha aperto la sua omelia rivolto alle migliaia di militari dell’Esercito italiano, convenuti nella basilica vaticana per rendere omaggio al loro patrono, sicuri di poter contare – ha sottolineato il porporato – sulla “guida affettuosa”, “protezione paterna” ed “esempio luminoso” di Giovanni XIII
Egli seppe unire l’amore della Patria all’amore della pace, seppe, a partire da un solido radicamento nella fede, coltivare l’arte del dialogo tra culture e religioni, seppe rivolgere attenzione e cura ad ogni piccola persona e nel contempo farsi ascoltare anche dai grandi e dai potenti della terra.
Pace non è assenza di guerra ma difesa della vita
Pace – ha ricordato il cardinale Parolin – che non è “semplice assenza di guerra” o “stabile equilibrio tra forze avversarie”, ma è fondata su “una corretta concezione della persona umana”, basata su “giustizia e carità.”
E se “al cuore della pace” “c’è l’essere umano”, è di “urgente attualità” – ha sottolineato il cardinale Parolin – la difesa della vita umana, in sintonia con la dottrina sociale della Chiesa, dove spiega che ‘il diritto all’uso della forza per scopi di legittima difesa è associato al dovere di proteggere e aiutare le vittime innocenti che non possono difendersi dall’aggressione’, quando tutti gli altri mezzi siano risultati inapplicabili.
La vostra opera di difesa della vita umana è ogni giorno sempre più ampia e necessaria in una realtà nazionale che giustamente chiede sicurezza, ma che è necessario eviti il rischio di ricadere in forme di intolleranza e nella paura, nel razzismo e nella xenofobia.
Mantenere ordine e sicurezza, proteggere profughi
Ha rammentato il porporato i tanti servizi svolti dai militari in Italia per mantenere l’ordine e la sicurezza nelle città e nei Paesi, nei luoghi d’arte, nei grandi eventi, che riguardano anche il Papa e la Santa Sede, ma anche per proteggere i profughi “dal rifiuto, dalle lentezze burocratiche, dalla lacunosità degli accordi internazionali.”
Le missioni impegnative e rischiose all’estero
Cosi anche “particolarmente impegnativo e rischioso” è il servizio dei militari nelle missioni all’estero, svolto con dedizione fino al sacrificio della vita. Voi siete infatti chiamati – ha rimarcato il Segretario di Stato – a “proteggere la vita di ogni persona umana”:
dalla violenza e dall’odio, dallo sfruttamento, dalla guerra e dalla fame, dallo scarto e dall’indifferenza.
“Scegliere la vita – ha aggiunto - significa operare per assicurare il bene inestimabile della giustizia e della pace”:
per far prevalere il debole sul prepotente, l’inerme sul violento e, se necessario, accettare di offrire la propria esistenza per difendere quella altrui.
L’omaggio ai militari caduti
Il cardinale Parolin ha infine reso omaggio ai caduti nelle missioni internazionali e nello svolgimento del dovere quotidiano. Tutta la comunità – ha detto – “è loro riconoscente” per “l’acuto senso del dovere e il servizio responsabile e coraggioso verso le istituzioni”.
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