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Papa prega con il leader buddista a Dhaka in Bangladesh Papa prega con il leader buddista a Dhaka in Bangladesh 

Cristiani e buddisti uniti contro la corruzione

Messaggio di auguri per la festa buddista di Vesakh del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: uniti per una cultura di legalità e trasparenza

Michele Raviart - Città del Vaticano

Promuovere una cultura libera dalla corruzione, incoraggiando i rispettivi credenti a crescere nell’integrità morale e nel senso di equità e responsabilità. Questo l’auspicio del messaggio di auguri per la festa di Vesakh del 2018, rivolto ai buddisti dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. “In quanto leader religiosi anche noi dobbiamo contribuire a promuovere una cultura che sia impregnata di legalità e trasparenza”, si legge ancora nel messaggio.

Lotta alla corruzione: terreno comune

Entrambe le tradizioni religiose di cristiani e buddisti denunciano fermamente il male della corruzione. Lo scorso febbraio “diciamo ‘no’ alla corruzione” è stata infatti l’intenzione di preghiera di Papa Francesco che ha più volte sottolineato come il prezzo più alto di questo fenomeno sia pagato dai poveri. Per i buddisti la corruzione è “uno stato mentale malsano, che causa sofferenza e contribuisce a inquinare la società”, generato da tossine come “avidità, odio, e delusione o ignoranza”. In particolare il secondo precetto del buddismo è quello di astenersi dal prendere ciò che non è dato.

Un fenomeno che scandalizza la gente

Eppure, “riconosciamo tristemente che alcuni dei nostri seguaci partecipano a pratiche corrotte, e questo conduce a malgoverno, associazione per corruzione, e al saccheggio dei beni della nazione”. La gente è poi “scandalizzata da politici incompetenti e corrotti, da una legislazione inefficiente e dall’incapacità di indagare sui casi di corruzione più rilevanti”, con l’effetto che “sono sorti movimenti populisti, a volte motivati e sostenuti dal fondamentalismo religioso, che protestano contro le violazioni della pubblica integrità”.

Rendere responsabili gli impiegati pubblici

“Crediamo che alla corruzione non si possa rispondere con il silenzio”, è l’appello del messaggio, in cui si invita di cooperare con i mezzi di comunicazione e con la società civile per prevenire e denunciare la corruzione”, con l’obiettivo di “rendere responsabili delle loro azioni gli impiegati pubblici che fanno man bassa dei beni nazionali senza considerare le loro affiliazioni etniche, religiose, politiche o di classe”.

L’augurio per la festa di Vesakh

“Cari amici, impegniamoci attivamente a promuovere nelle nostre famiglie e nelle istituzioni sociali, politiche civili e religiose un ambiente esente da corruzione per vivere una vista onesta e integra”, conclude il messaggio, augurando “una pacifica e gioiosa festa di Vesakh”.

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11 aprile 2018, 12:38