Mons. De Donatis: la nuova Esortazione per incarnare la santità nel contesto attuale
Debora Donnini-Città del Vaticano
I punti salienti di Gaudete et exsultate sono stati messi in risalto, stamani, durante la presentazione della stessa Esortazione Apostolica presso la Sala Stampa vaticana.
Mons. De Donatis: tutti chiamati alla santità
Non un trattato sulla santità ma il desiderio di incarnarla nel contesto attuale. Questo l’obiettivo che Papa Francesco si propone con la nuova Esortazione Apostolica. La sfida è quella di proporre a tutti la chiamata alla santità come meta perché viverla significa avere una vita felice e non annacquata, ha spiegato il Vicario del Papa per la diocesi di Roma, mons. Angelo De Donatis. “È un aiuto a tenere il nostro sguardo ben largo”, spiega mons. De Donatis. “È contro la tentazione di ridurre la visuale o di perdere l’orizzonte. Accontentarci a vivacchiare”, sintetizza. Una santità, dunque, non appannaggio di chi dedica la sua vita alla preghiera o ad un particolare ministero ma che è una proposta nella vita di tutti, ogni giorno. Non a caso Papa Francesco parla della “santità della porta accanto”, cioè ad esempio dei padri e delle madri, che lavorano per portare il pane a casa e crescono con amore i loro figli.
Valente: rischi di pelagianesimo e gnosticismo
“Non si possono fare strategie o piani pastorali per produrre la santità”, sottolinea anche il giornalista Gianni Valente, che ha illustrato il secondo capitolo. Due le falsificazioni della santità che per il Papa possono affacciarsi. Si tratta di due eresie dei primi secoli, pelagianesimo e gnosticismo, che possono ancora sedurre il cuore dei cristiani. Da una parte per il pelagianesimo Cristo sarebbe venuto per dare il buon esempio, la natura umana non sarebbe ferita dal peccato e quindi tutto dipende dallo sforzo umano. Invece - spiega Valente - è il lavoro della grazia a trasformarci in modo progressivo. L’altro rischio è lo gnosticismo quando si concepisce la fede come cammino di conoscenza di verità. “L’Esortazione apostolica avverte uno spirito gnostico che può insinuarsi oggi nella vita della Chiesa – ribadisce Valente - ogni volta che si vuole in qualche modo prescindere dalle fattezze concrete e gratuite con cui opera la grazia, e si prende la via dell’astrazione, che procede disincarnando il Mistero”. Ma “se il cristianesimo viene ridotto a una serie di messaggi e a una serie di idee – fossero pure l’idea della grazia o l’idea di Cristo – a prescindere però dal suo operare reale, allora inevitabilmente la missione della Chiesa si riduce ad una propaganda, ad un marketing: cioè alla ricerca di metodi per diffondere quelle idee e convincere altri a sostenerle”, spiega il giornalista ricordando anche che Francesco non vuole fare battaglie culturali ma chiedere che sia il Signore a liberare dalle forme di gnosticismo e pelagianesimo.
Bignardi: la misericordia
Su terzo e quarto capitolo , le riflessioni di Paola Bignardi, ex-presidente dell’Azione Cattolica. Carta di identità del cristiano sono le Beatitudini. Soprattutto riguardo alla misericordia, la Bignardi ricorda l’esempio riportato al numero 98 del documento “che – dice - dà l’idea, in maniera molto concreta, di che cosa questo significhi, e in qualche modo mostra il discrimine tra l’essere cristiani e il non esserlo”: “quando incontro una persona che dorme alle intemperie, in una notte fredda”, posso considerarlo un imprevisto fastidioso o riconoscere in lui un essere umano con la mia stessa dignità, come me infinitamente amato dal Padre.
La comunità cristiana
Infine mons. De Donatis ricorda che nel quinto ed ultimo Capitolo, il Papa parla del demonio non come un mito ma come un essere personale che avvelena con odio e vizi. La strada della santità, poi, non va intrapresa da soli, ma “dentro una trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità cristiana”.
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