Pacem in Terris: 55 anni fa l’Enciclica di Giovanni XXIII sulla pace
Gabriella Ceraso- Città del Vaticano
L'11 aprile, Giovedì santo del 1963, Papa Roncalli pubblicava la sua ottava Enciclica intitolata "Pacem in terris” aperta alle aspirazioni del mondo contemporaneo decifrate dal Pontefice attraverso i “ segni dei tempi”. Sarebbe stata l’ultima di Giovanni XXIII, già allora gravemente malato.
Testamento spirituale per tutti gli uomini di buona volontà
In molti la considerano una sorta di testamento spirituale lasciato alla Chiesa e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà a cui, per la prima volta una Enciclica si rivolgeva, credenti e non credenti, “perché la Chiesa deve guardare ad un mondo senza confini, tanto meno diviso da muri o cortine, e non appartiene né all'Occidente né all'Oriente”.
Pace fondata su verità, giustizia, carità e libertà
Incentrata sul tema della non belligeranza e dell’edificazione di percorsi di pace - anelito profondo degli esseri umani - l’Enciclica vede la luce in un periodo di tensioni e guerra fredda. Il Papa parla ad un mondo diviso tra i due blocchi e in guerra in Vietnam, in Africa, in America latina, con la minaccia incombente del riarmo nucleare. Il messaggio è forte:“la pace rimane solo suono di parole, se non è fondata su quell’ordine che il presente documento ha tracciato con fiduciosa speranza: ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto nella libertà”.
Orientare il cammino dell’uomo
Quattro i punti cardine per orientare l'umanità sul cammino della pace: la centralità della persona, inviolabile nei suoi diritti, ma titolare anche di doveri; il bene comune da perseguire e realizzare ovunque; il fondamento morale della comunità politica; la forza della ragione e il faro illuminante della fede fino ai “Richiami pastorali”conclusivi, impronta personale di san Giovanni XXIII, con i riferimenti alla partecipazione attiva alla vita pubblica e all’attuazione del bene comune.
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