Tagle: non alzare muri, tutti noi abbiamo sangue di migranti!
Alessandro Gisotti – Città del Vaticano
Una Settimana di Azione Globale per dare forza alla campagna Share the Journey, sulla condivisione del cammino dei migranti. A proporla - dal 17 al 24 giugno prossimi - è Caritas Internationalis, che ha lanciato Share the Journey assieme a Papa Francesco il 27 settembre dell’anno scorso. L’iniziativa è volta a incoraggiare le comunità locali, a partire dalle parrocchie, a rafforzare la “cultura dell’incontro”, condividendo un pranzo con i migranti e i profughi e intraprendendo iniziative concrete di solidarietà. A sottolineare l’importanza di questa campagna è il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, che in questa intervista con Vatican News parla anche della esperienza di immigrazione nella sua famiglia.
Cardinale Tagle, grazie per questa intervista. Perché per Caritas Internationalis e per Papa Francesco è così importante accogliere i migranti?
R. - Il fenomeno della migrazione umana non è nuovo, però nel nostro tempo contemporaneo è un fenomeno drammatico per il numero dei migranti forzati e rifugiati. Papa Francesco e Caritas Internationalis hanno questo programma per due motivi. Il primo è di carattere umanitario. Sì, la migrazione è un fenomeno, un’idea, un concetto, però alla base c’è il fatto che i migranti sono persone! Per dare un volto umano ad un fenomeno, ad un concetto, dobbiamo accogliere i migranti. Il secondo motivo è la fede. Nella Bibbia, il Popolo di Israele era composto di rifugiati, migranti in Egitto. Il Signore si è preso cura di questo popolo povero e lo ha guidato verso la libertà e Gesù Cristo ha indentificato se stesso con gli stranieri, con i migranti.
Come sta andando Share the journey? Quali sono le sue speranze per questa campagna, anche per la Settimana di azione globale, a giugno?
R. – Share the Journey, “Condividere il viaggio”, è un progetto internazionale della Caritas. Siamo lieti che il Santo Padre abbia inaugurato il programma l’anno scorso. Sono altrettanto lieto di vedere che in vari posti del mondo, in vari Paesi del mondo dove esistono le Caritas locali, parrocchiali, il programma va avanti. Il programma della Caritas ha dato incoraggiamento alle parrocchie per accogliere, proteggere e integrare i migranti. Noi aspettiamo la “Settimana di azione” a giugno, che sarà un momento non solo simbolico, ma effettivo. Per esempio, a Manila, non ci sarà solo un pranzo con i migranti, ma anche una riunione con gli studenti che vengono dai Paesi stranieri. Anche nelle università, nelle scuole c’è Share the journey.
Cosa vorrebbe dire a quanti hanno paura dei migranti e ai governanti che alzano muri per fermare l’immigrazione?
R. - La mia prima parola è apprezzare la complessità del fenomeno della migrazione. Non è una questione semplice. La seconda parola è incontrare i migranti, i rifugiati. Spesso la paura verso la migrazione non è fondata, però la mentalità cambia quando le storie umane aprono i miei occhi alla mia storia e io vedo me stesso negli altri! In questo modo cominciamo a condividere la stessa storia, il viaggio, insieme. La terza parola è memoria. Tutti noi, tutti i Paesi del mondo hanno una storia di migrazione. Mio nonno era un migrante dalla Cina alle Filippine. Tutti noi abbiamo il sangue di un migrante! Non bisogna dimenticare questa storia comune e vedere in ogni migrante un nonno, una nonna. Non sono stranieri: sono miei fratelli e mie sorelle.
Cardinale Tagle, da tre anni lei è presidente di Caritas Internationalis. Cosa le sta donando questa esperienza? È felice?
R. - Quando ho ricevuto la notizia della mia elezione, ho avuto delle esitazioni. Non ero preparato, non mi sentivo capace di governare una Confederazione internazionale come Caritas Internationalis, però ho accettato la nomina, l’elezione, in fede. Sinceramente vorrei dire che questi tre anni sono stati un periodo di educazione e formazione per me! Spero di aver dato un contributo alla Confederazione almeno in alcune cose, però, per me l’esperienza più significativa è la mia continua formazione ed educazione grazie alle persone della Caritas, ai poveri, ai sofferenti che mi hanno dato lezioni di speranza, di amore. Un amore che rimane in mezzo alla sofferenza e alla miseria. Sono uno “studente”, non il presidente della Caritas!
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