Manoscritti on line, la Biblioteca Vaticana è già a 15mila

Un innovativa conferenza su “Digitalizzazione e Biblioteche, il futuro del passato” all’Agostinianum ha fatto il punto sulla disponibilità in rete delle preziose e delicate pagine conservate nella Biblioteca del Papa e del progetto che per 5 anni l’ha vista collaborare con la Bodleian Library dell’Università di Oxford

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Un milione e mezzo di pagine manoscritte, da preziosi testi miniati, incunaboli antichi e delicati, della Biblioteca Apostolica Vaticana e della Bodleian Library dell’Università di Oxford, digitalizzati in cinque anni e resi disponibili on line. E’ il progetto finanziato dalla Fondazione Polonsky con 2 milioni di sterline, la cui conclusione è stata celebrata con una conferenza al centro congressi dell'Institutum Patristicum Augustinianum dal titolo "Digitization and libraries: the future of the past".  E’ stato discusso il futuro delle collezioni digitalizzate e il loro sostegno finanziario, con la partecipazione di relatori di primo piano provenienti da diverse biblioteche ed enti sostenitori di ambito europeo.

Un progetto cresciuto nel tempo

Il Polonsky project, spiega a Vatican News Monsignor Cesare Pasini, prefetto Biblioteca Apostolica Vaticana, è partito quando stavamo muovendo i primi passi della digitalizzazione, avviata nel 2010, e quindi è cresciuto con noi e ci ha aiutato a crescere. “Ha permesso di digitalizzare molti manoscritti. Un milione di pagine dei manoscritti della Vaticana, e 500 pagine dei manoscritti delle Bodleian Libraries. Un milione di pagine significa pìù di duemila manoscritti”.

Richard Ovenden, bibliotecario delle Bodleian Libraries dell’Università di Oxford, che ha concluso il lavori della conferenza, sottolinea che “questo progetto ci ha permesso di digitalizzare una buona parte delle nostre collezioni di grandi manoscritti, di incunaboli, e di manoscritti ebraici. E fare questo in collaborazione con i nostri colleghi della Biblioteca Vaticana, è stata una meravigliosa esperienza per condividere informazioni, per conoscere le rispettive collezioni, per imparare da differenti approcci e diversi utilizzi delle tecnologie”. “Gli studiosi della nostra biblioteca  -  aggiunge Ovenden - sono felicissimi di poter consultare liberamente questa enorme raccolta di importante materiale. E questo veramente apre un nuovo avvenire per la ricerca”.

La collaborazione fonte di crescita reciproca

Mark Polonsky, della Polonsky Foundation, sottolinea che “è stato bellissimo vedere le due istituzioni lavorare bene insieme, imparare una dall’altra e portare il progetto a una così soddisfacente conclusione”. La missione della nostra Fondazione, aggiunge, è promuovere il patrimonio culturale, in particolare aiutare le scienze umane. Certamente noi speriamo di prendere parte in futuro a progetti come questo, in stretta collaborazione con grandi istituzioni culturali che mettono insieme le loro collezioni, sfruttando l’ innovazione tecnologica della digitalizzazione”.

Sul valore della digitalizzazione per i ricercatori, ancora il bibliotecario Ovenden: “abbiamo appena sentito il professor Anthony Grafton uno dei più grande studioso dell’umanesimo e dei rinascimento parlarci del potere trasformante che l’avere accesso a questo materiale liberamente, in tutto il mondo, on line, ha per la sua ricerca e per quella delle generazioni future di studiosi”.

I progetti per il futuro

Monsignor Pasini fa un bilancio della digitalizzazione dei manoscritti della Bav, grazie ai diversi progetti attivati dal 2010 ad oggi. “I manoscritti oggi sono visibili su un portale aggiornato, digi.vatlib.it – spiega Pasini - che permette di accedere a circa 15mila manoscritti sugli 80mila esistenti. Una percentuale ancora relativamente bassa, ma in assoluto è già un grosso numero. Abbiamo già inserito alcuni dei manoscritti più importanti, quelli cosiddetti della riserva, che possono essere consultati molto o che hanno problemi di delicatezza o di antichità”. “Le attenzioni delle fondazioni, ma anche del mondo dei ricercatori, delle Università, pian piano ci vengono in aiuto – racconta ancora il prefetto della Biblioteca -  Non possiamo permetterci grandi fantasie per il futuro, ma questo poter andare avanti in maniera regolare, anzi crescendo un poco, è una scoperta molto bella. Direi che noi siamo partiti e questo ha creato un volano di attenzioni e sostegno da parte degli altri e motivazioni in più da parte nostra”.

Ormai il servizio della digitalizzazione, conclude monsignor Pasini, non è limitato al ‘ti offro l’immagine’, ma si amplia a ‘te la offro e ti permetto di interoperare’, cioè di avere l’uno e l’altro manoscritto, dell’una e dell’altra biblioteca, magari contemporaneamente sul tuo computer. “Li vedi insieme, li paragoni, anzi puoi anche intervenire mettendo un’annotazione su quella tal pagina per fare sapere che hai individuato la mano di quel copista, il senso di quella nota, il significato importante di quell’immagine. Questo crea un mondo di collaborazione. La parola tecnica che sta dietro questa operazione è interoperabilità”.

 

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30 maggio 2018, 17:59