Il patriarca Sako: resto un padre e un pastore
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Il patriarca Louis Raphaël Sako , incontrando i giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede, ha detto che la nomina cardinalizia è stata una sorpresa: "Non ero stato avvertito, ho ricevuto la notizia dai media”. “I cristiani in Iraq – ha ricordato - hanno molto sofferto, tante chiese sono state attaccate”. Il Papa ha voluto dire “che è vicino ai cristiani, non dimentica”. E’ una nomina – ha aggiunto - che "non cambia le cose: sono vicino alla gente, resto un padre e un pastore”. “Come il Papa ci chiede, siamo servitori. Oggi lo spirito del mondo è entrato anche nella Chiesa, si deve recuperare lo spirito di Dio”. “E la nomina – ha sottolineato è un incoraggiamento".
Il futuro dei cristiani in Iraq
Il patriarca Sako ha poi rinnovato l’invito al dialogo: "la religione non deve mettere barriere e divisioni, ma anzi favorire la convivenza pacifica". E a questo sforzo voloto alla riconciliazione è legato anche il futuro dei cristiani in Iraq: “sarà molto meglio di com’è la situazione ora, che siamo in minoranza. Dobbiamo essere pazienti, l’ultima parola è del Vangelo. Siamo però sicuri che la Chiesa e i cristiani cresceranno”.
Due priorità per il Medio Oriente
Il patriarca Sako ha infine indicato, per il Medio Oriente, due punti cruciali: il primo è assicurare il diritto di cittadinanza in modo che vengano anche garantiti i diritti umani. Il secondo è politico: i capi di stato - ha concluso – devono pensare alla vita umana, non agli interessi materiali. “Fabbricare armi vuol dire rovinare il mondo”.
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