Concistoro per la canonizzazione del Beato Nunzio Sulprizio, laico
E' stato Papa Giovanni XXIII, il 7 marzo 1963, a promulgare il decreto che approvava i miracoli proposti per la beatificazione di Nunzio Sulprizio, ma non fece in tempo a presiedere la cerimonia perché morì il 3 giugno. Fu Paolo VI, il 1° dicembre, a proclamarlo beato, «tra vivissime acclamazioni dei Padri Conciliari e del popolo», come scrisse L’Osservatore Romano. In quella occasione, il Pontefice disse: «Il giovane Sulprizio è il beato della nostra età», e invitò tutti a «fare amicizia con questo caro Beato e pensare umilmente come dobbiamo avvicinare la sua celeste conversazione e come possiamo seguire anche noi il suo terrestre itinerario».
La sua vita
Nunzio nacque il 13 aprile 1817 a Pescosansonesco, in provincia di Pescara. Dopo la morte dei genitori, lo prese con sé la nonna materna ma, venuta a mancare anche lei, ad appena nove anni entrò come garzone nell’officina dello zio Domenico Luciani, fabbro ferraio, sottoponendosi ad un lavoro superiore alle sue forze. A un certo punto si ammalò alla tibia del piede sinistro e fu ricoverato per tre mesi in ospedale all’Aquila. Tornato per altri sei anni in officina, nel 1832 si trasferì a Napoli su richiesta di un altro zio, Francesco Sulprizio e lì, per interessamento di un colonnello, Felice Wochinger, che prese a volergli bene come ad un figlio, fu assistito prima nell’ospedale degli Incurabili, poi nel Maschio Angioino trasformato in caserma, mentre il male avanzava inesorabilmente, tanto che i medici pensavano di amputargli la gamba; vi rinunciarono però data l’estrema debolezza del giovane, che si spense il 5 maggio 1836, a soli 19 anni. Preciso in tutto, Nunzio si era prefisso un regolamento di vita che osservò fedelmente, cercando di evitare anche i minimi difetti, impegnandosi nel lavoro nonostante la sofferenza che gli costava. Leone XIII, nell’emettere il decreto sulla eroicità delle virtù lo propose a modello della gioventù operaia. (Famiglia Cristiana)
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